lunedì 9 dicembre 2019

CATANIA, PUNTI CHE PESANO MA PER VOLARE SERVE BEN ALTRO

Giovanni Lo Faro

 Niente cori (ieri non c’era proprio chi potesse lanciarli) e niente lodi (nulla a che vedere con il numero 10 rossazzurro in campo peraltro una manciata di minuti) per il Catania. Che vince, è vero, ma non senza affanno, ci vogliono impegno (c’è stato, giusto riconoscerlo) e quel pizzico di buona sorte che adesso pare l’accompagni per spegnere le speranze del Rende, uscito sconfitto dal Massimino e sempre più solo in fondo alla classifica.
 Seconda vittoria di fila per gli uomini di Lucarelli che, per girare la boa ad una quota più consona ad ambizioni ed aspettative, devono provare adesso a far l’en plein tra Pagani (mercoledì il recupero) e Teramo: ne avranno i mezzi? Visto in campo contro i biancorossi calabri, il Catania non è che abbia incantato. Una ventina di minuti giocati a buon ritmo e impreziositi dal gol di Biondi (il secondo di fila per il ragazzo catanese), poi l’involuzione che nemmeno Lucarelli s’aspettava se nel dopo partita non ha mancato di bacchettare i suoi. Sì, l’impegno, sì la volontà, sì pure le gambe, se vogliamo: ma le idee?
 L’inserimento di Barisic in avanti (fuori Biondi nel riposo, il perché nessuno l’ha spiegato) e la rimodulazione tattica che ne è derivata non hanno portato frutti in termini di rapidità di fraseggio e di efficacia di azione, il taccuino ha registrato soltanto una iniziativa di Di Piazza, rintuzzata dal portiere ospite, e una conclusione fuori misura di Rizzo (con Biagianti tra i migliori, peraltro, a giudizio di chi scrive), il tutto in un secondo tempo nel quale le cose migliori le ha proposte il Rende, compresa quella botta di Nossa che, superata la guardia di Furlan, è stata ribattuta dalla traversa.
 Conclusione: i punti pesano, ma molto dovrà ancora crescere il Catania se vorrà, alla distanza, riconsiderare certe prospettive. E, si badi, senza prescindere da corposi interventi di mercato...

domenica 24 novembre 2019

CATANIA, SOLTANTO UN PUNTO NEL DESERTO DEL MASSIMINO


Giovanni Lo Faro
Uno a uno nel deserto. Catania e Casertana evitano di farsi male, in una partita che sarà ricordata per essere stata la prima, nella storia, ad essersi giocata a porte chiuse al Massimino. Atmosfera surreale, due squadre niente più che volenteroso, di buon calcio soltanto qualche scampolo. Per il Catania, ormai aduso ad un cammino lastricato di ostacoli e, adesso, decisamente in salita, un punto che muove la classifica, ben altro che l’ìmpennata che ci si auspicava, magari soltanto nell'ambito di una prestazione bella e convincente, per usare le parole pronunciata da Lucarelli alla vigilia.
Perché bello e convincente il Catania non lo è stato se non nella fase iniziale dell’incontro, quand’è parso attaccare con convinzione gli spazi, fraseggiando svelto e trovando persino la profondità, sulle iniziative di Rizzo e Dall’Oglio (non male, in avvio, l’uno e l’altro) e di  Biondi e Catania, quest’ultimo di certo il più vivace, il più convinto. Niente applausi, perché sulle tribune ad applaudire non c’era nessuno, ma i consensi degli addetti ai lavori (pubblico di soli giornalisti o quasi, oggi al Massimino, non mancavano, poco importa se né Curiale né Catania riuscivano ad inquadrare lo specchio di Crispino, se le conclusioni a rete erano piuttosto sporadiche, e mai pericolose. 
La Casertana, dalla sua parte, faceva anche meno. Buona la dotazione tecnica della formazione di Ginestra, specie a centrocampo (Laribi e D’Angelo, il capitano) e in avanti, ma giocate solo d’attesa. Fino al gol di Caldore, arrivato a sorpresa, a nove minuti dal riposo: la solita palla inattiva da sinistra, il solito movimento sbagliato (Biagianti, stavolta), l’inutile sforbiciata di Curiale difensore improvvisato e assist-man involontario per l’accorrente Caldore: 0-1 a fine primo tempo e partita tutta in salita per il Catania. 
Che aveva però il merito di non smarrirsi e di trovare, in avvio di ripresa, il pari, finalizzando con Curiale un’azione di gioco pressoché sovrapponibile a quella che aveva portato in vantaggio la Casertana: punizione dalla sinistra, Crispino ribatteva il primo tentativo di Mazzarani ma  doveva arrendersi alla zampata di Curiale. Poi, girandola di sostituzioni. Lucarelli passava a quattro dietro, con Calapai e Di Molfetta su Biagianti e Biondi e restituiva respiro alla manovra della squadra che andava vicinissima al raddoppio su una bella iniziativa di Lele Catania il cui sinistro di prima intenzione sorvolava di poco l’incrocio dei pali della porta ospite. Dieci minuti dopo, spazio a Lodi e Barisic, senza che la squadra riuscisse a ricavarne la spinta per il battito d’ali decisivo. 
Zero a zero, prova apprezzabile sul piano della volontà, dell’impegno e della determinazione ma, dall’analisi dei novanta minuti esce rafforzata la convinzione che di ben altro abbia bisogno il Catania per risalire la china: gennaio si avvicina, ma da qui al mercato occorrerà fare di tutto per tenere quanto meno le posizioni, presupposto perché ad un’eventuale rivoluzione tecnica non venga a mancare la base di lancio…

sabato 23 novembre 2019

LUCARELLI ALLA VIGILIA DI CATANIA-CASERTANA: " VORREI CHE I MIEI GIOCATORI SI REGALASSERO UNA GIORNATA BELLA, CON UNA VITTORIA CHE NON LASCI PUNTI INTERROGATIVI"

Giovanni Lo Faro

Casertana in arrivo, organico dimezzato (tra squalifiche e infortuni, in sei saranno fuori gioco domani) e Massimino deserto. Lucarelli, alla vigilia della sfida con i rossoblù campani, non può fare a meno di puntualizzare. Muovendo, scanso di equivoci, da una premessa plausibile. 
“Non ho mai oscurato la verità né ho mai nascosto i problemi. Io lavoro nello spogliatoio e lavoro molto sulla testa dei giocatori, delle situazioni che non dipendono da noi ci limitiamo a prendere atto. Le variabili in un incontro di calcio sono tante, noi dobbiamo svolgere il nostro compito nel miglior modo possibile a prescindere dalle variabili. Nessun alibi, perciò, porte chiuse o no, tanto per dirne una, sono sempre dell’idea che bisogna fare di necessità virtù e vorrei tanto che anche i miei giocatori la pensassero così.
Nel dettaglio tecnico, un’ipotesi (Rizzo-Dall’Oglio sulla fascia di mezzo sin dall’inizio) che trova conferma e una certezza (rientri a breve, non ne sono previsti).
“Giocare a specchio con la Casertana? Abbiamo giocatori abbastanza duttili, vediamo come si disporranno loro, possiamo cambiare in corsa senza la necessità di ricorrere a sostituzioni. Il recupero di Curiale? Davis ha fatto una bella prodezza nel derby con la Leonzio, ha scelto la maniera più bella per dare un segnale e mi auguro che la prodezza di mercoledì gli restituisca fiducia”.
“La Casertana – aggiunge - è squadra forte, allenata bene, ci precede di un punto, ha intelaiatura importante e giovani carichi di entusiasmo. Ha messo in difficoltà tutti. Vorrei che i ragazzi si regalassero una giornata bella, con una prestazione bella e con i tre punti, al di là dei limiti e delle problematiche, non siamo squadra da undicesimo dodicesimo posto. Vorrei si regalassero una giornata importante, che non lasci nella scia punti interrogativi: il Catania è in grado di battere la Casertana e non solo la Casertana”. 
Gli chiedono del match di Coppa con il Potenza, a metà della settimana prossima e del tentativo, vano, di ottenere un rinvio. “Ci tengo a chiarire che non ho mai detto che, per noi, la Coppa Italia ha priorità su campionato. Forse non sono stato chiaro. Forse fatico a farmi capire. Ho detto che avremmo voluto gestire la Coppa Italia come il campionato. Il mancato rinvio della partita di Potenza? Non mi aspettavo disponibilità alcuna, conosco bene il mondo del calcio. A Potenza andremo a giocare la nostra partita”. 
Sul tema-mercato, l’ultimo intervento del tecnico livornese.
“Il ritorno di Manneh? Troppo presto per parlarne, manca ancora tanto al mercato, oggi ci serve soprattutto capire in quanti tra i giocatori in organico abbiano i requisiti caratteriali, morali e tecnici per partecipare al nostro progetto…”.



domenica 3 novembre 2019

Savanarola-Rizzo, l'Acireale prima brilla poi soffre ma torna a vincere

Giovanni Lo Faro
Uno-due di Savanarola e Rizzo e l'Acireale s’illude di avere chiuso subito la pratica-Cittanovese, formazione calabra piuttosto ostica, scesa al Tupparello carica di determinazione, obbligata com'era a fare risultato da una posizione di classifica non propriamente rassicurante. E' un Acireale in grande smalto quello che impatta sulla partita e su un avversario che nei primi quarantacinque minuti poco o nulla si fa vedere dalle parti di Pitarresi (botta di Cianci dalla distanza, a risultato già sbloccato).
Savanarola, al rientro da un fastidioso infortunio, non brilla come ai tempi migliori, ma il guizzo vincente lo trova al secondo giro di lancette e al secondo angolo di fila battuto da Rizzo: pronta la testolina di chi amano chiamare GS7 e palla nel sacco. Sul vantaggio-lampo, l'Acireale trova l'ordito di una tela pregiata, gioca un gran calcio mezz'ora e passa. Eleganza, rapidità ed efficacia di palleggio si coniugano con le prodezze dei singoli, l'argentino Rizzo e il giovane Arena una spanna sopra gli altri.
Acireale da fare spellare le mani, la tifoseria granata si infiamma e pregusta una vittoria, nei meriti e nel punteggio, come da tempo non capitava (Coppa a parte, l'ultimo successo dell'Acireale in campionato risaliva alla gara con il San Tommaso, vinta peraltro all'ultimo assalto, seguita dall’i di Roccella), nemmeno immaginando la piega che avrebbe preso la gara nella seconda frazione di gioco.

 Le ragioni? La forza dell’avversario, che non si specchia in una classifica sicuramente bugiarda, e le numerose defezioni (Raucci. Tuninetti, Diop, De Felice…) che di fatto limitano le scelte di Giuseppe Pagana. E se ci metti la prestazione non proprio impeccabile di Barcio, elemento fondamentale nello scacchiere si Pagana dacché Tuninetti è out, e qualche decisione poco convincente del lucchese Tesi, capisci come l’undici di casa entri via via  in sofferenza, e finisca, in dirittura d’arrivo,  quasi nell’angolo, sulle pressanti iniziative giallorosse. E quando Mazzone, ex di turno con Aloia, dopo un miracolo di Pitarresi, centra il bersaglio e riapre la partita, affiora, in campo e sugli spalti, la paura. Che svanisce al 97’, dopo sette interminabili minuti di recupero.
 E la scena finale è degna del calcio di altri tempi, con i giocatori ospiti stremati sul terreno (bellissimo, finalmente) del Tupparello e quelli in maglia granata a far mucchio, prima di concedersi agli applausi dei quasi duemila che li hanno accompagnati e sostenuti dalle tribune: l’Acireale riparte e già inquadra nel mirino l’avversario prossimo venturo, quel Biancavilla, matricola impertinente del torneo, primo ostacolo da superare in direzione, intanto, del secondo posto sul quale ha appena messo le mani il Troina…

lunedì 28 ottobre 2019

CATANIA,SPIRAGLI DI LUCE, NONOSTANTE IL PARI

Giovanni Lo Faro 
Catania che non vince - l’ultima impennata, si fa per dire, con il Picerno, gol di Mazzarani in avvio di ripresa - ma che, stavolta, ci mette impegno e determinazione più di quanto gli fosse riuscito di dimostrare nei passaggi negativi che sapete (ci metterei, anche, i novanta minuti con i lucani di Mimmo Giacomarro) e che, alla fine, sono costati la panchina a Camplone. Catania che ancora non vince, questo di Lucarelli, ma che, nella difficile sfida con il predestinato Bari,  riesce se non altro a dare impressione di compattezza.
 Catania che ancora non vince ma che a tratti piace per l’animo battagliero che trapela da quei generosi tentativi di assalto al bunker pugliese e che, seppure non continui e non sempre lucidi, e non premiati dal gol che sarebbe servito da spartiacque in questo momento buio della stagione, gli avrebbero comunque permesso di bearsi di qualche applauso da un pubblico ancora in buona parte immusonito e arrabbiato per i bocconi amari che, negli ultimi tempi, è stato costretto a ingoiare.
Catania che ancora non torna a vincere ma che sembra indirizzato sulla via di un deciso recupero di consapevolezza di sè e di potenzialitá, sebbene migliorabili e, perciò, da migliorare nella prossima appendice di mercato, non si può certo dire siano state fin qui espresse appieno, a livello di singoli (Ciccio Lodi, l’esempio lampante) e di gruppo. 

A proposito di gruppo. L’idea tattica di Lucarelli, il 3-5-2, dal quale di rado il tecnico livornese si é discostato, è perfettibile, e migliorabile, nella misura in cui i due esterni saranno capaci di crescere (più Pinto che Calapai, che già marcia abbastanza spedito per la verità) rispetto alla misura che esprimono al momento e in attesa di interventi di mercato dai quali - credo ne siano convinti un po’ tutti -  non si potrà prescindere (e non soltanto nella linea arretrata che deve al momento affidarsi nientemeno che ad un generosissimo Biagianti per compensare défaillance  non soltanto di cifra), se davvero si vuole che questa squadra tenga botta ad antagoniste, Reggina in primis, che al momento sembrano maggiormente dotate rispetto all’obiettivo (il primato nel girone, che vale la B senza play off) da raggiungere.

domenica 13 ottobre 2019

IL SOLITO MAZZARANI PER BATTERE IL PICERNO MA QUANTA FATICA PER IL CATANIA!


Giovanni Lo Faro

 Più Picerno che Catania, anche se, alla fine, i tre punti vanno ai rossazzurri di Camplone che riprendono la marcia e, quel che più conta, non perdono ulteriore terreno rispetto alle formazioni con le quali sono chiamate a competere in una categoria che Giacomarro, buon protagonista in passato con il Licata di Zeman e Cerantola e oggi tecnico della matricola lucana, vede a ragione livellata verso l’alto.

 Avrete capito che non è stato un bel Catania, né tanto meno un Catania convincente, i problemi dei rossazzurri sono affiorati anche sul terreno amico del Massimino, a fronte di un avversario che non solo ha ribattuto colpo sul colpo iniziative di gioco spesso confuse e velleitarie ma che, alla distanza, è riuscito a guadagnare profondità e ampiezza, insidiando da vicino la porta di Furlan.

 Devo ammettere, insomma, che il 3-5-2 di Giacomarro, fatta eccezione per alcune discutibili ancorché efficaci soluzioni difensive (le avrete notate le grandi …muraglie umane erette a protezione della porta di Cavagnaro sulle azioni d’angolo), è piaciuto parecchio, ispirato com’è stato dalle iniziative di Kosovan e Vrdoljack, bravi ad aprire il gioco su Melli e Guerra, esterni dal passo svelto, che hanno ben sostenuto le iniziative delle due punte, Sparacello e Nappello.

 Il Catania? Non mi ha convinto granché, né a centrocampo (passato da un rimaneggiamento all'altro, con Lodi, inizialmente, tra Llama e Rizzo poi tra Welbeck e Mazzarani e, alla fine, tra Welbeck e Dall'Oglio) né in difesa, dove qualche incertezza è affiorata, e neanche esterni, di rado perentori nelle loro proposte.  Camplone le ha davvero provate tutte per dare respiro all’azione della sua squadra, inserendo Welbeck e Rossetti ancora prima dell’intervallo e richiamando in panchina, subito dopo il riposo,  Rizzo (Di Piazza in campo). Con l’ex leccese al fianco di Curiale e con Mazzarani alla sinistra di Lodi, il Catania è parso per un attimo scrollarsi di dosso le sue paure e, grazie ad un’iniziativa di Curiale sulla fascia destra, Mazzarani ha trovato il guizzo vincente con una gran botta sotto la traversa.

 Catania ritrovato? Rossetti, è vero, dalla distanza sfiorava il raddoppio centrando l’incrocio dei pali della porta lucana, ma era l’ultima fiammata di una squadra che da quel momento si limitava a guardarsi le spalle dalle iniziative del Picerno amministrando il risultato e salvando i tre punti. Che, se non altro, danno respiro alla classifica...

venerdì 27 settembre 2019

FRANCESCO CANNINO COME MIRKO CONTE: L'ACIREALE PERDE A TAVOLINO LA GARA DI MESSINA

Giovanni Lo Faro

 Venezia, 29 agosto 1993. L'Acireale di Beppe Papadopulo, neo-promosso in Serie B, esordisce al Penzo contro la formazione lagunare allenata da Pietro Maroso. Buon esordio per i granata, la partita è vivace e combattuta:Totò Tarantino su rigore replica a Walter Monaco, ma, ad un quarto d'ora dalla conclusione, un'autorete di Bonanno condanna la formazione acese alla sconfitta.
 Battuto sul campo, l'Acireale vincerà però la partita a tavolino incamerando due punti che risulteranno preziosi, se non decisivi, nell'economia del torneo: il compianto Umberto Ragonesi, segretario del club acese, conoscitore come pochi delle carte federali, non aveva mancato di notare, in distinta (la lista delle formazioni che le società consegnano al direttore di gara prima dell'inizio di ogni gara) il nome del giovanissimo Mirko Conte, ex Primavera dell'Inter, schierato in campo nonostante dovesse ancora scontare una giornata di squalifica rimediata, la stagione precedente, nell'ultima partita del torneo Primavera. Puntuale il reclamo, puntuale l'esito favorevole all'Acireale: 0-2 con provvedimento del Giudice sportivo, confermato da Disciplinare e CAF, e due punti preziosi ai granata: chiaro il dettato della norma dell'allora art. 17 del codice di Giustizia sportiva, impossibile derogare.
 A distanza di ventisei anni, la storia si ripete, a parti inverse. L'Acireale, che ha battuto la Palmese all'esordio, gioca a Messina contro l'ACR la seconda gara ufficiale del torneo di Serie D. In campo, il tecnico Pagana schiera il giovane difensore Francesco Cannino, senza far caso al fatto che il ragazzo, per una sanzione riportata in una gara del torneo juniores della stagione precedente (giocava, guarda caso, nel Città di Messina), doveva ancora scontare una giornata di squalifica. Particolare, questo, che a Messina ricordavano benissimo ma che era sfuggito ai dirigenti granata, in particolare a chi, in segreteria, ha il compito di tenere aggiornate le schede dei calciatori in organico.
 Sul campo, l'Acireale si impone 2-1 ma il ricorso del club peloritano non si fa attendere. Facendo leva sul disposto del art. 19 del nuovo Codice di Giustizia sportiva ("Qualora il calciatore nei cui confronti è stata inflitta la sanzione della squalifica abbia cambiato società, anche nel corso della stagione, o categoria di appartenenza in caso di attività del Settore per l’attività giovanile e scolastica, del campionato Primavera, Trofeo Berretti o Juniores, la squalifica viene scontata, in deroga al comma 2, per le residue giornate in cui disputa gare ufficiali la prima squadra della nuova società o della nuova categoria di appartenenza, ferma la distinzione di cui all’art. 19, commi 4 e 6"), l'ACR Messina  ottiene, com'era peraltro facile prevedere, i tre punti a tavolino. 
 Rammarico, delusione, rabbia anche, per i tifosi acesi che, mentre la società annuncia ricorso, vedono la squadra del cuore perdere la leadership della classifica del campionato di Serie D, che condivideva con il Palermo, e scivolare al terzo posto alla vigilia della trasferta di Marsala. 



sabato 14 settembre 2019

CAMPLONE IN SALA STAMPA:ALLA VIGILIA DI CATANIA-VITERBESE: “LE VITTORIE AIUTANO A CRESCERE, LE SCONFITTE PURE. MI AUGURO CHE LA SCONFITTA DI POTENZA SIA SALUTARE PER IL CATANIA

Giovanni Lo Faro

Camplone oggi in sala stampa
"Il mio silenzio dopo Potenza? Avevo un impegno programmato, nient’altro. Mi è dispiaciuto che siano state scritte cose non vere, ho sempre avuto un buon rapporto con la stampa. Sulla partita e sul risultato, c’è poco da dire, ma non sono preoccupato. Mi sono prese le mie responsabilità. A livello tecnico e tattico non abbiamo fatto nulla rispetto a quanto programmato. La Viterbese? Avversario insidioso, mi auguro vengano a giocare al calcio, senza chiudersi a riccio. Dobbiamo dimostrare che quello di Potenza è stato un incidente di percorso, non possiamo aver dimenticato come si gioca al calcio. In questo senso sono fiducioso. Il campo darà il responso, io mi auguro che le risposte siano quelle giuste, quelle che tutti si attendono. Di Piazza-Curiale? Anche su questo aspetto sono state dette e scritte cose non vere. Ho un buon rapporto con entrambi, li considero due titolari. Ho venticinque titolari, valutato quello che mi danno nel corso della settimana, chi ha la rabbia giusta, chi morde l’erba e faccio le mie scelte nell’interesse della squadra. Rizzo? È un giocatore che considero, anche se un po’ in ritardo rispetto agli altri”. Formazione. Sarno out, Mazzarani pronto, Esposito pure, Rossetti da valutare.

giovedì 30 maggio 2019

LODI UNO E DUE, IL CATANIA RESTA IN GIOCO

Giovanni Lo Faro

Lodi uno e due. Quando non te l’aspetti, quando con la testa sei a casa e ti appresti a metabolizzare l’ultima delusione. Sotto di due gol quasi sulla dirittura d’arrivo di un incontro mal giocato, il Catania, che Sottil, in preda alla disperazione, ha rivoltato come più forse (Pecorino, perché no, in quel finale disperato?) non avrebbe potuto, trova il filo di quel discorso che gli era sfuggito di mano già al primo minuto di gioco.

 Lodi, appunto. Amato e vituperato (quante panchine, negli ultimi tempi, per uno come lui), il regista di Frattamaggiore s’inventa un gol senza forse sapere come (chi l’ha visto, quel pallone beffardo, se non nella fase finale della parabola che ha beffato Dini?) e d’un colpo riaccende la speranza. 

 Il rigore di Lodi: il Catania evita  la sconfitta
 Il Trapani, che già celebrava un trionfo peraltro meritato (gran bella squadra, quella di Italiano, con il suo calcio corale ha incantato per lunghi tratti la platea del Massimino), accusa il colpo, perde in baldanza se non in scioltezza di manovra, fino a quando, frastornato dalle folate assassine di Baraye e Manneh, incespica nell’errore di fare muro e ressa su Lodi in rotta di collisione con l’esterno sinistro di difesa a centro area.

 Robilotta punta l'indice, piaccia o no, è rigore. Lodi fa centro e va a raccogliere il tributo della folla, che per un po' si esalta, sognando il miracolo. 

 L'impresa di ribaltare il risultato però non riesce, gli ultimi minuti, recupero compreso, sono fatti di nulla: soltanto un pari per i rossazzurri davanti ad un Trapani in grande spolvero, un pari che li obbligherà a giocarsi il tutto per tutto domenica al  Provinciale: la strada per la B è tracciata, sarebbe un peccato, dopo quattro anni di delusioni e di amarezze, non percorrerla fino in fondo...










giovedì 23 maggio 2019

CATANIA AI QUARTI, MA QUANTA SOFFERENZA!

Giovanni Lo Faro

Alla fine, la differenza (passateci il termine, in una vicenda nella quale prevale il segno pari) tra Catania e Potenza è nel gol (o nei gol, visto che il palermitano è stato protagonista pure al Viviani) di Matteo Di Piazza, bravissimo, nel disperato forcing finale dei rossazzurri di Sottil, ad involarsi sul tocco di Curiale e filarsene in porta, rendendo vano il tentativo disperato dell’ex Ioime. 

Sul gol (o sui gol) dell’ex Lecce (dieci reti, e buon contributo alla causa dei salentini di Liverani, la stagione scorsa), il Catania centra l’obiettivo dell’accesso ai quarti, senza grandi meriti (l’impegno, la rabbia, la determinazione non sono mancati, serve riconoscerlo, ma il gioco ...è di là da venire: meglio, molto meglio, sotto questo aspetto, l’undici di Raffaele, non c’è stato, alla fine, chi non l’abbia riconosciuto) ma la sua storia deve ancora costruirsela, in un percorso lastricato di ostacoli non indifferenti, a cominciare da Triestina,  Piacenza, Trapani e Pisa, formazioni che non mancano, la loro parte, di qualità ed ambizioni. E dovrà costruirsela anche sul supporto di equilibri di gioco che meglio si adeguino al suo potenziale che è, e rimane, non indifferente.


Di gioco, ieri, solo qualche sprazzo, sulle iniziative di un generosissimo Biagianti, sulle folate iniziali di Sarno, sugli spunti di Lodi (Ioime e il palo a negargli il gol) subentrato nella ripresa ad un evanescente Carriero (incomprensibile la rinuncia a Bucolo, tenuto in panchina), di ben altro avrebbe bisogno il Catania nella prospettiva dei durissimi impegni che lo attendono nei 360’ che mancano alla meta: in otto sull’obiettivo della B, chi la spunterà?


domenica 21 aprile 2019

CATANIA, TRE PUNTI D’ORO, IL CATANZARO RESTA A DISTANZA

Giovanni Lo Faro
 Bello proprio no, ma voglioso e determinato assai, il Catania, in un derby sicuramente non facile contro un avversario di buona cifra e, perciò, meritevole di considerazione e di rispetto. Accolto con freddezza da un Massimino tutt’altro che ben disposto, l’undici di Novellino prova a sfruttare l’occasione del penultimo impegno casalingo della stagione per recuperare fiducia e credibilità. 
 Modulo inedito, il 4-3-3, nella gestione del tecnico di Montemarano, così come inedito è l’assetto della linea di metà campo, con Biagianti e Llama pendant l’uno dell’altro, Lodi centrale basso a supporto di un tridente atipico, Marotta punta avanzata tra due esterni agili e svelti come Manneh e Sarno. Assetto speculare a quello dell’undici bianconero che, oltre a trarre vantaggio da una rilevante fisicità, meglio sembra adattarsi alle iniziali frequenze di gioco. 
 Più lesta a trovare la giusta ampiezza sul campo, la Sicula si trova a fare i conti con un Catania magari meno fluido nella manovra ma decisamente più ficcante e pericoloso nelle iniziative d’offesa. Marotta sbaglia da pochi passi, presto imitato da  Marchese e Manneh prima che una sventola di Sarno sfiori il palo sinistro della porta di Polverino. 
Il rigore di Lodi
 In avvio di ripresa, l’episodio decisivo: Calapai affonda lungo la destra, va giù in area, Lodi dal dischetto non sbaglia. Il Catania si esalta, incoraggiato ora dalle tribune, la mano felice di Novellino lo soccorre, e con scelte opportune, nei momenti in cui rischia l’affanno.
 Alla fine, convieni con il tecnico sulla qualità della prestazione in termini di continuità ed efficacia dell’azione, nelle due fasi, e prendi atto di una vittoria che vale, quanto meno, a contenere la baldanza del Catanzaro e, per il momento, a tenerlo lontano dal terzo posto. Che non é il primo, certo, né vale il secondo che centrò Lucarelli una stagione addietro, ma che sarebbe una buona base di partenza per i play off...

giovedì 11 aprile 2019

EMANUELE PECORINO DOPO L’ESORDIO: “EMOZIONE UNICA, LA CONDIVIDO CON LA MIA FAMIGLIA”

EMANUELE PECORINO DOPO L’ESORDIO: “EMOZIONE UNICA, LA CONDIVIDO CON LA MIA FAMIGLIA”

Un bel profilo di Emanuele Pecorino, attaccante classe 2001, tra i principali protagonisti dell’entusiasmante assalto finale che ha consentito al Catania di ribaltare il Bisceglie e di conquistare un successo che lo rilancia nella rincorsa al secondo posto (il primo ormai sembra appannaggio della Juve Stabia), e le emozioni vissute dal giovanissimo bomber della Berretti rossazzurra  nel giorno dell’esordio in Serie C, trovano spazio nel comunicato stampa appena diffuso dall’Ufficio Stampa e Comunicazione della società rossazzurra di cui è titolare il collega Angelo Scaltriti


"Sono grato al Calcio Catania - si legge nel comunicato - per tutte le occasioni che ho avuto fin qui, spero di averne altre e continuare a crescere" Al 22° del secondo tempo di Catania-Bisceglie, Emanuele Pecorino ha realizzato uno dei tanti sogni custoditi nel suo cuore e nel suo sguardo limpido: da domenica scorsa, l'attaccante catanese classe 2001 è il primo calciatore della prima squadra rossazzurra nato nel nuovo millennio. Con la maglia numero 31 sulle spalle, tanto coraggio, la giusta determinazione e quelle qualità tecniche e caratteriali già note a chi segue la nostra formazione “Berretti”, il diciassettenne Pecorino è riuscito a garantire un apporto prezioso per la rimonta, rivelandosi determinante, in particolare, con la sponda sul cross di Valeau in occasione del gol di Esposito. Emanuele racconta così la sua giornata indimenticabile: “Quando la nostra speaker Stefania Sberna ha pronunciato il mio nome ho provato un’emozione fortissima, unica nel suo genere, indescrivibile. Per un istante, prima di entrare, ho pensato che in tribuna c’era tutta la mia famiglia: mio padre, mia madre e le mie due sorelle. Permettetemi di dedicare questa gioia a loro quattro, che hanno affrontato tanti sacrifici per sostenermi e che hanno condiviso le mie sensazioni. Io il primo millennial nella storia del Catania? Un grande onore. Ringrazio il Calcio Catania, non solo per questa opportunità ma per tutte le occasioni di crescita e le gratificazioni che ho ricevuto in questi primi sette anni rossazzurri, nel corso dei quali i dirigenti ed i tecnici, ai quali devo moltissimo, si sono sempre occupati di me, formandomi sul piano tecnico e contribuendo alla mia crescita, insieme alla mia famiglia, anche sotto l’aspetto umano: andavo ancora in prima media, quando ho indossato la maglia del Catania per la prima volta, e la mia felicità è sempre la stessa di quel primo giorno. La società mi ha sempre aiutato ed incoraggiato, anche quando mi ha fatto vivere l’esperienza della Viareggio Cup con il Milan. Grazie anche a tutti i miei amici e parenti, ai compagni della Berretti che mi hanno applaudito dalla tribuna B a fine gara, ai tifosi. A mister Novellino ed ai calciatori della prima squadra, dal Capitano a tutti gli altri, un pensiero speciale e riconoscente, perché mi hanno fatto sentire parte importante del gruppo fin dal primo allenamento; da loro apprendo tantissimo ogni giorno, in particolare dagli attaccanti che mi trasmettono tanto, sul piano dei movimenti e dei concetti del nostro ruolo. Ho la possibilità di condividere la mia quotidianità con giocatori che hanno segnato tanto e vinto molto, in carriera: posso e devo imparare, per me è una vera fortuna. L’esordio? Sono entrato in campo per aiutare la squadra a vincere e la squadra ha vinto: ecco perché il mio debutto può dirsi positivo, conta il Catania e non il singolo. Sul piano personale è andata bene, credo: è mancata la ciliegina sulla torta, cioè il gol, ma l’unico obiettivo è quello collettivo e devo andare avanti con costanza ed umiltà”. E con il sano entusiasmo che ti si legge in faccia, Emanuele, ed è poesia del calcio.


lunedì 8 aprile 2019

IL CATANIA RIALZA LA TESTA: CONTRO LA VIRTUS FRANCAVILLA DOMENICA LA CONTROPROVA PER NOVELLINO E I SUOI

Giovanni Lo Faro
 Riflessioni, il giorno dopo. A mente serena, lontana ormai dalla diretta di un evento che è già storia, e dalle emozioni che ha offerto in quell’incredibile groviglio di situazioni dal quale, ai titoli di coda, è scaturita la sorpresa. Perché, a quel punto le cose, era difficile credere in un Catania capace di ribaltare il Bisceglie, avversario determinato assai, oltre che galvanizzato dall’inopinato vantaggio iniziale, frutto di un appoggio errato di Rizzo che Longo è stato bravo a sfruttare firmando la prodezza.
 Eppure l’impresa è riuscita, grazie alle scelte finali di Walter Novellino, all’impegno profuso dai giocatori lanciati in corsa nella mischia, all’intensità del loro impegno, all’effetto trascinante che hanno avuto sul popolo del Massimino, fin troppo deluso se non proprio disamorato dopo il doppio capitombolo con Reggina e Viterbese.
Bravo, il tecnico rossazzurro, capace di rinnegare le scelte iniziali, e di trarre, da una lettura attenta dell’evento, lo spunto per soluzioni tecnico-tattiche coraggiose, ragionevoli e, al riscontro dei fatti, produttive e vincenti.
 Non era facile né tanto meno scontato, dopo la prestazione opaca di qualche giorno prima, ipotizzare un Valeau bravo a dare profondità e ampiezza alla manovra lungo l’out di sinistra né tanto meno che, nelle fasi finali di una partita stregata, toccasse ad un esordiente come il diciottenne Pecorino, punto di forza della prima linea della Berretti, integrare con la disinvoltura di un veterano l’azione di Brodic e Di Piazza. E questo senza dimenticare l’entità del contributo di Bucolo ad un centrocampo che era stato, un’ora e passa, di una pochezza disarmante e il buon apporto, in termini di freschezza e di lucidità, del giovane Liguori, una manciata di minuti in campo, giusto il tempo per dare un saggio delle sue qualità.
 Come dire che del buono sicuramente c’è in questo Catania che adesso è chiamato a confermare domenica prossima nella penultima uscita della stagione sul campo di Brindisi, contro un avversario lanciatissimo come la Virtus Francavilla quanto siano ancora fondate le sue speranze di giocarsi i play off da una posizione di privilegio. Con vista sulla B, se possibile.