Poteva starci di battere l'Entella. Doveva starci, guai se così non fosse stato. Il Catania, peró, nel faccia a faccia con la matricola ligure, é andato oltre. Non tanto nel punteggio (5-1) maturato, peraltro, nell'ultimo quarto d'ora di gioco (e dopo che Lanini aveva riportato in partita la formazione di Prina) quanto per la sensazione di crescente compattezza (mentale e tattica) di cui la squadra di Beppe Sannino è riuscita a dare prova nel corso dei novanta minuti e per i contributi che gli sono venuti da uomini che, per un motivo o per un altro, erano fin qui stati costretti a restarsene dietro le quinte (Rinaudo) se non a pagare dazio a pregiudizi e preconcetti (Monzon, Escalante, lo stesso Peruzzi). Nomi, questi quattro, non elencati a caso a margine di una giornata nella quale non si sono visti molto nè Rosina nè Calaiò ma nella quale Sannino ha forse trovato i riscontri che cercava. E se nessun dubbio era mai affiorato per Rinaudo, voluto a tutti i costi da Pulvirenti e Cosentino, non si puó dire lo stesso per Peruzzi e Monzon, i due esterni bassi del 4-4-2 proposto dal tecnico di Ottaviano, né tanto meno per Gonzalo Escalante, protagonista di una prestazione di assoluto rilievo oltre che impreziosita dal gol che ha sbloccato la partita.
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