domenica 21 aprile 2019

CATANIA, TRE PUNTI D’ORO, IL CATANZARO RESTA A DISTANZA

Giovanni Lo Faro
 Bello proprio no, ma voglioso e determinato assai, il Catania, in un derby sicuramente non facile contro un avversario di buona cifra e, perciò, meritevole di considerazione e di rispetto. Accolto con freddezza da un Massimino tutt’altro che ben disposto, l’undici di Novellino prova a sfruttare l’occasione del penultimo impegno casalingo della stagione per recuperare fiducia e credibilità. 
 Modulo inedito, il 4-3-3, nella gestione del tecnico di Montemarano, così come inedito è l’assetto della linea di metà campo, con Biagianti e Llama pendant l’uno dell’altro, Lodi centrale basso a supporto di un tridente atipico, Marotta punta avanzata tra due esterni agili e svelti come Manneh e Sarno. Assetto speculare a quello dell’undici bianconero che, oltre a trarre vantaggio da una rilevante fisicità, meglio sembra adattarsi alle iniziali frequenze di gioco. 
 Più lesta a trovare la giusta ampiezza sul campo, la Sicula si trova a fare i conti con un Catania magari meno fluido nella manovra ma decisamente più ficcante e pericoloso nelle iniziative d’offesa. Marotta sbaglia da pochi passi, presto imitato da  Marchese e Manneh prima che una sventola di Sarno sfiori il palo sinistro della porta di Polverino. 
Il rigore di Lodi
 In avvio di ripresa, l’episodio decisivo: Calapai affonda lungo la destra, va giù in area, Lodi dal dischetto non sbaglia. Il Catania si esalta, incoraggiato ora dalle tribune, la mano felice di Novellino lo soccorre, e con scelte opportune, nei momenti in cui rischia l’affanno.
 Alla fine, convieni con il tecnico sulla qualità della prestazione in termini di continuità ed efficacia dell’azione, nelle due fasi, e prendi atto di una vittoria che vale, quanto meno, a contenere la baldanza del Catanzaro e, per il momento, a tenerlo lontano dal terzo posto. Che non é il primo, certo, né vale il secondo che centrò Lucarelli una stagione addietro, ma che sarebbe una buona base di partenza per i play off...

giovedì 11 aprile 2019

EMANUELE PECORINO DOPO L’ESORDIO: “EMOZIONE UNICA, LA CONDIVIDO CON LA MIA FAMIGLIA”

EMANUELE PECORINO DOPO L’ESORDIO: “EMOZIONE UNICA, LA CONDIVIDO CON LA MIA FAMIGLIA”

Un bel profilo di Emanuele Pecorino, attaccante classe 2001, tra i principali protagonisti dell’entusiasmante assalto finale che ha consentito al Catania di ribaltare il Bisceglie e di conquistare un successo che lo rilancia nella rincorsa al secondo posto (il primo ormai sembra appannaggio della Juve Stabia), e le emozioni vissute dal giovanissimo bomber della Berretti rossazzurra  nel giorno dell’esordio in Serie C, trovano spazio nel comunicato stampa appena diffuso dall’Ufficio Stampa e Comunicazione della società rossazzurra di cui è titolare il collega Angelo Scaltriti


"Sono grato al Calcio Catania - si legge nel comunicato - per tutte le occasioni che ho avuto fin qui, spero di averne altre e continuare a crescere" Al 22° del secondo tempo di Catania-Bisceglie, Emanuele Pecorino ha realizzato uno dei tanti sogni custoditi nel suo cuore e nel suo sguardo limpido: da domenica scorsa, l'attaccante catanese classe 2001 è il primo calciatore della prima squadra rossazzurra nato nel nuovo millennio. Con la maglia numero 31 sulle spalle, tanto coraggio, la giusta determinazione e quelle qualità tecniche e caratteriali già note a chi segue la nostra formazione “Berretti”, il diciassettenne Pecorino è riuscito a garantire un apporto prezioso per la rimonta, rivelandosi determinante, in particolare, con la sponda sul cross di Valeau in occasione del gol di Esposito. Emanuele racconta così la sua giornata indimenticabile: “Quando la nostra speaker Stefania Sberna ha pronunciato il mio nome ho provato un’emozione fortissima, unica nel suo genere, indescrivibile. Per un istante, prima di entrare, ho pensato che in tribuna c’era tutta la mia famiglia: mio padre, mia madre e le mie due sorelle. Permettetemi di dedicare questa gioia a loro quattro, che hanno affrontato tanti sacrifici per sostenermi e che hanno condiviso le mie sensazioni. Io il primo millennial nella storia del Catania? Un grande onore. Ringrazio il Calcio Catania, non solo per questa opportunità ma per tutte le occasioni di crescita e le gratificazioni che ho ricevuto in questi primi sette anni rossazzurri, nel corso dei quali i dirigenti ed i tecnici, ai quali devo moltissimo, si sono sempre occupati di me, formandomi sul piano tecnico e contribuendo alla mia crescita, insieme alla mia famiglia, anche sotto l’aspetto umano: andavo ancora in prima media, quando ho indossato la maglia del Catania per la prima volta, e la mia felicità è sempre la stessa di quel primo giorno. La società mi ha sempre aiutato ed incoraggiato, anche quando mi ha fatto vivere l’esperienza della Viareggio Cup con il Milan. Grazie anche a tutti i miei amici e parenti, ai compagni della Berretti che mi hanno applaudito dalla tribuna B a fine gara, ai tifosi. A mister Novellino ed ai calciatori della prima squadra, dal Capitano a tutti gli altri, un pensiero speciale e riconoscente, perché mi hanno fatto sentire parte importante del gruppo fin dal primo allenamento; da loro apprendo tantissimo ogni giorno, in particolare dagli attaccanti che mi trasmettono tanto, sul piano dei movimenti e dei concetti del nostro ruolo. Ho la possibilità di condividere la mia quotidianità con giocatori che hanno segnato tanto e vinto molto, in carriera: posso e devo imparare, per me è una vera fortuna. L’esordio? Sono entrato in campo per aiutare la squadra a vincere e la squadra ha vinto: ecco perché il mio debutto può dirsi positivo, conta il Catania e non il singolo. Sul piano personale è andata bene, credo: è mancata la ciliegina sulla torta, cioè il gol, ma l’unico obiettivo è quello collettivo e devo andare avanti con costanza ed umiltà”. E con il sano entusiasmo che ti si legge in faccia, Emanuele, ed è poesia del calcio.


lunedì 8 aprile 2019

IL CATANIA RIALZA LA TESTA: CONTRO LA VIRTUS FRANCAVILLA DOMENICA LA CONTROPROVA PER NOVELLINO E I SUOI

Giovanni Lo Faro
 Riflessioni, il giorno dopo. A mente serena, lontana ormai dalla diretta di un evento che è già storia, e dalle emozioni che ha offerto in quell’incredibile groviglio di situazioni dal quale, ai titoli di coda, è scaturita la sorpresa. Perché, a quel punto le cose, era difficile credere in un Catania capace di ribaltare il Bisceglie, avversario determinato assai, oltre che galvanizzato dall’inopinato vantaggio iniziale, frutto di un appoggio errato di Rizzo che Longo è stato bravo a sfruttare firmando la prodezza.
 Eppure l’impresa è riuscita, grazie alle scelte finali di Walter Novellino, all’impegno profuso dai giocatori lanciati in corsa nella mischia, all’intensità del loro impegno, all’effetto trascinante che hanno avuto sul popolo del Massimino, fin troppo deluso se non proprio disamorato dopo il doppio capitombolo con Reggina e Viterbese.
Bravo, il tecnico rossazzurro, capace di rinnegare le scelte iniziali, e di trarre, da una lettura attenta dell’evento, lo spunto per soluzioni tecnico-tattiche coraggiose, ragionevoli e, al riscontro dei fatti, produttive e vincenti.
 Non era facile né tanto meno scontato, dopo la prestazione opaca di qualche giorno prima, ipotizzare un Valeau bravo a dare profondità e ampiezza alla manovra lungo l’out di sinistra né tanto meno che, nelle fasi finali di una partita stregata, toccasse ad un esordiente come il diciottenne Pecorino, punto di forza della prima linea della Berretti, integrare con la disinvoltura di un veterano l’azione di Brodic e Di Piazza. E questo senza dimenticare l’entità del contributo di Bucolo ad un centrocampo che era stato, un’ora e passa, di una pochezza disarmante e il buon apporto, in termini di freschezza e di lucidità, del giovane Liguori, una manciata di minuti in campo, giusto il tempo per dare un saggio delle sue qualità.
 Come dire che del buono sicuramente c’è in questo Catania che adesso è chiamato a confermare domenica prossima nella penultima uscita della stagione sul campo di Brindisi, contro un avversario lanciatissimo come la Virtus Francavilla quanto siano ancora fondate le sue speranze di giocarsi i play off da una posizione di privilegio. Con vista sulla B, se possibile.


mercoledì 3 aprile 2019

VITERBESE BELLA E IMPOSSIBILE: VIOLA IL MASSIMINO E INCHIODA IL CATANIA AL QUARTO POSTO


Giovanni Lo Faro

Altro che rilancio! Al Catania, nella spirale di una pericolosissima crisi di risultati, se non di identità, non riesce nemmeno l’aggancio al terzo posto che rimane ben saldo nelle mani del Catanzaro e dà consistenza all’ipotesi, da qualche parte considerata, di entrare nei play off da quarto della lista: passa con merito la Viterbese, al Massimino, e si conferma autentica bestia nera della formazione rossazzurra che, con Sottil in panchina e proprio nell’imminenza del cambio di gestione tecnica, aveva ceduto quasi senza colpo ferire (nessun tiro in porta, pure in quell’occasione) al baldanzoso undici di Antonio Calabro. 
Che, in un Massimino semivuoto, conferma di essere di pasta piuttosto buona, quasi inavvicinabile, per condizione e per impianto di gioco, da un Catania che Novellino volta e rivolta nei novanta minuti ma senza che la squadra riesca a dare mai la sensazione di prendere in mano la partita. 
Primo tempo senza sussulti (a parte il gol di Tsonev frutto combinato di un piazzato sempre pretese del centrocampista gialloblù e di un errore di ...piazzamento di tutta la difesa di casa, Pisseri in testa), con un Catania visibilmente in affanno, incapace di mettere in discussione la supremazia degli ospiti, subito padroni di un centrocampo che il trio Carriero-Angiulli-Lodi proposto in avvio da Novellino non riesce in nessun modo a governare. E considerato che gli esterni Calapai e Valeau, per quanto si ingegnino, non portano in dote nessun contributo, la manovra di tutto il reparto di mezzo risulta poco significativa. 
Meglio, molto meglio la Viterbese, idee e gamba fanno da supporto ad una netta superiorità di manovra. Novellino, chiaro, non sta a guardare, il tecnico, che s’è sbracciato inutilmente nel tentativo di scuotere i suoi, gioca subito la carta-Sarno. Fuori Angiulli (quanti errori, l’ex ternano), il Catania passa al 3-4-1-2 con Sarno a ridosso delle punte, guadagnando qualcosa in vivacità e pericolosità di azione, ma senza mai arrivare ad insidiare da vicino l’estremo difensore ospite. 
Nel solco tracciato, Novellino, dopo il riposo, lancia nella mischia Manneh (fuori Valeau), ma il gambiano, se riesce a dare un po’ di verve alla squadra lungo l’out di sinistra, non risulta risolutivo (nè risolutivo sarà quando, a partita quasi conclusa, sparacchierà alle stelle la palla del pari servitagli dalla destra da un ottimo Sarno). 
Meglio, di sicuro, Brodic mandato a rilevare un indecifrabile Marotta nel tourbillon di sostituzioni di avvio ripresa (Rizzo su Carriero, poi Llama su Marchese): abile nel fraseggio, buon pendant di Sarno, il croato è bravo a finalizzare, a metà ripresa, una delle rarissime occasioni da gol create dal Catania nei 90’ ma deve fare i conti con la bandierina alzata del primo assistente del teramano Paterna che segnala un improbabile e comunque discutibile (ci prova Lodi, a muso duro, a farlo capire al direttore di gara e rischia pure il giallo) fuori gioco.
Passa, alla fine, la Viterbese, e lascia pure una buona impressione (nel finale, con l'undici di casa forsennatamente in avanti, in un paio di occasioni potrebbe anche incrementare il bottino), per il Catania la ferita stavolta è profonda, da sanare al più presto. A prescindere dalla prospettiva, che si va facendo piuttosto concreta, di giocarseli, i play off, partendo dal quarto posto...



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lunedì 1 aprile 2019

L'ACIREALE TORNA A VINCERE, PLAY OFF POSSIBILI

Giovanni Lo Faro
Bioritmo alterato dall’ora legale? E’ un fatto che in partita l’Acireale ci entra un’ora dopo, e dopo che si prende quasi un tempo (inzuccata potente quanto sfortunata di Gambuzza, al 41’ di gioco) per dare segni di vita. Tribune perplesse (l’Igea Virtus è meritatamente in vantaggio su un piazzato dell’ottimo Dodaro respinto corto da Biondi per il tap-in vincente di Moussa), e un tantino indispettite se i fischi accompagnano l’undici di Pino Romano al riposo. 
Particolare, questo, che deve avere infastidito non poco, il tecnico e la squadra. Sia come sia, dallo spogliatoio, dopo l’intervallo, viene fuori un altro Acireale. Sveglio, finalmente, lucido e determinato. Il primo squillo è di Manfrellotti (splendida l’incornata del bomber campano sull’assist di un ottimo Sanna), Cascione non ci arriva. 
Cambia il risultato, cambia l’Acireale. Che ci dà dentro con vigore, deciso più che mai a ritrovare il gusto della vittoria che mancava da più di un mese (2-0 alla Cittanovese) e chiudere il ciclo (breve) di due sconfitte di fila che l’avevano costretto ai margini della zona play off. Giocano un buon calcio, i granata, la manovra, orchestrata da Aprile e Savanarola con il contributo di un ottimo Sanna (all’argentino, a questo punto, manca soltanto la gioia del gol), trova la giusta ampiezza.  Il resto lo fa Madonia, fuori partita un tempo, protagonista brillante nel secondo: sul suo assist, Savanarola raddoppia, poco prima che, dalla sinistra, il piattone di Manfrellotti trafigga per la terza volta Cascione.
 Partita chiusa, con Biondi pressoché inoperoso (e comunque pronto quando l’ottimo Perkovic lo chiama al lavoro, dalla distanza) e Campanaro bravo a firmare la quaterna (la seconda della stagione, dopo il 3-4 di San Cataldo) finalizzando al meglio una splendida iniziativa di Madonia.  Quarto posto ben saldo, il Marsala resta nel mirino, quest’Acireale di sicuro non lascerà nulla di intentato per dare ancora lustro a questa sua splendida stagione…