Giovanni Lo Faro
Altro che rilancio! Al Catania,
nella spirale di una pericolosissima crisi di risultati, se non di identità,
non riesce nemmeno l’aggancio al terzo posto che rimane ben saldo nelle mani
del Catanzaro e dà consistenza all’ipotesi, da qualche parte
considerata, di entrare nei play off da quarto della lista: passa con merito la Viterbese, al Massimino, e si conferma
autentica bestia nera della formazione rossazzurra che, con Sottil in
panchina e proprio nell’imminenza del cambio di gestione tecnica, aveva ceduto quasi
senza colpo ferire (nessun tiro in porta, pure in quell’occasione) al
baldanzoso undici di Antonio Calabro.
Che, in un Massimino semivuoto, conferma di essere di pasta piuttosto buona, quasi inavvicinabile, per
condizione e per impianto di gioco, da un Catania che Novellino volta e rivolta nei novanta minuti ma senza che la squadra riesca a dare mai la
sensazione di prendere in mano la partita.
Primo tempo senza sussulti (a parte
il gol di Tsonev frutto combinato di un piazzato sempre pretese del centrocampista gialloblù e di un errore
di ...piazzamento di tutta la difesa di casa, Pisseri in testa), con un Catania
visibilmente in affanno, incapace di mettere in discussione la supremazia degli ospiti, subito padroni di un centrocampo che il trio Carriero-Angiulli-Lodi proposto in avvio da Novellino non riesce in nessun modo a governare. E considerato che gli esterni Calapai
e Valeau, per quanto si ingegnino, non portano in dote nessun contributo, la manovra di tutto il
reparto di mezzo risulta poco significativa.
Meglio, molto meglio la
Viterbese, idee e gamba fanno da supporto ad una netta superiorità di
manovra. Novellino, chiaro, non sta a guardare, il tecnico, che s’è sbracciato
inutilmente nel tentativo di scuotere i suoi, gioca subito la carta-Sarno. Fuori
Angiulli (quanti errori, l’ex ternano), il Catania passa al 3-4-1-2 con Sarno
a ridosso delle punte, guadagnando qualcosa in vivacità e pericolosità di
azione, ma senza mai arrivare ad insidiare da vicino l’estremo difensore
ospite.
Nel solco tracciato, Novellino, dopo il riposo, lancia nella mischia Manneh (fuori Valeau), ma il gambiano, se riesce a dare un po’ di verve alla squadra lungo l’out
di sinistra, non risulta risolutivo (nè risolutivo sarà quando, a partita quasi
conclusa, sparacchierà alle stelle la palla del pari servitagli dalla destra da un
ottimo Sarno).
Meglio, di sicuro, Brodic mandato a rilevare un indecifrabile
Marotta nel tourbillon di sostituzioni di avvio ripresa (Rizzo su Carriero, poi
Llama su Marchese): abile nel fraseggio, buon pendant di Sarno, il croato è bravo a finalizzare, a metà ripresa, una delle rarissime occasioni da gol
create dal Catania nei 90’ ma deve fare i conti con la bandierina alzata del primo assistente del teramano Paterna che segnala un improbabile e comunque discutibile (ci prova Lodi, a muso duro, a farlo capire al direttore di gara e rischia pure il giallo) fuori gioco.
Passa, alla fine, la Viterbese, e lascia pure una
buona impressione (nel finale, con l'undici di casa forsennatamente in avanti, in un paio di occasioni potrebbe anche incrementare il bottino), per il Catania la ferita stavolta è profonda, da sanare al più presto. A prescindere dalla prospettiva, che
si va facendo piuttosto concreta, di giocarseli, i play off, partendo dal quarto posto...
.