mercoledì 29 ottobre 2014

Non solo Rosina e Calaió: cinque gol all'Entella, il Catania c'è

Giovanni Lo Faro

Poteva starci di battere l'Entella. Doveva starci, guai se così non fosse stato. Il Catania, peró, nel faccia a faccia con la matricola ligure, é andato oltre. Non tanto nel punteggio (5-1) maturato, peraltro, nell'ultimo quarto d'ora di gioco  (e dopo che Lanini aveva riportato in partita la formazione di Prina) quanto per la sensazione di crescente compattezza (mentale e tattica) di cui la squadra di Beppe Sannino è riuscita a dare prova nel corso dei novanta minuti e per i contributi che gli sono venuti da uomini che, per un motivo o per un altro, erano fin qui stati costretti a restarsene dietro le quinte (Rinaudo) se non a pagare dazio a pregiudizi e preconcetti (Monzon, Escalante, lo stesso Peruzzi). Nomi, questi quattro, non elencati a caso a margine di una giornata nella quale non si sono visti molto nè Rosina nè Calaiò ma nella quale Sannino ha forse trovato i riscontri che cercava. E se nessun dubbio era mai affiorato per Rinaudo, voluto a tutti i costi da Pulvirenti e Cosentino, non si puó dire lo stesso per Peruzzi e Monzon, i due esterni bassi del 4-4-2 proposto dal tecnico di Ottaviano, né tanto meno per Gonzalo Escalante, protagonista di una prestazione di assoluto rilievo oltre che impreziosita dal gol che ha sbloccato la partita.

sabato 25 ottobre 2014

Il Vicenza gioca, il Catania vince e lascia l'ultimo posto

Giovanni Lo Faro

Gioca, e anche piace, il Vicenza. Piace il suo avvio, la sua capacità di entrare subito in partita, il buon fraseggio del suo centrocampo nel quale Fabio Sciacca fa bene la sua parte. Cocco firma la prima occasione, lo imita subito dopo Sciacca. Il Catania? Per un bel po' se ne sta a guardare. Frenato dalla paura, l'undici di casa non riesce a prendere in mano il pallino della partita: ai punti, il primo tempo andrebbe ai berici, decisamente. E però è proprio nella prima frazione di gioco che la partita trova la svolta: fuori Ragusa, oggetto del desiderio della tifoseria rossazzurra, la formazione  vicentina vede dimezzato il suo potenziale d'offesa. Non solo. In avvio di ripresa, il Catania passa: Calaiò inventa, Cani, che s'era già fatto ammonire, trova la zampata a porta sguarnita. Uno a zero, il Catania, che all'intervallo era stato subissato di fischi, recupera slancio se non l'amore del Massimino: Rosina non "chiude" la partita, fallendo il secondo rigore di fila, ma l'espulsione di Sbrissa (fallo da ultimo uomo) ne segna il corso. In dieci, il Vicenza fatica  a sostenere l'offensiva della formazione di Sannino che raddoppia con Calaiò (altro rigore, l'ottavo concesso ai rossazzurri in questo faticosissimo avvio di stagione) e triplica con Martinho. Partita chiusa, l'assalto finale dei biancorossi di Lopez vale il gol di Garcia Tena in pieno recupero e un'altra occasione clamorosamente fallita dallo stesso pibe de oro vicentino a tu per tu con l'ex Frison. Il solito finale alla Rocambole stavolta non punisce il Catania che i tre punti li ha già messi in cassaforte e può pensare ad avviare la risalita.

Rosina, secondo errore dal dischetto


martedì 21 ottobre 2014

L'Entella passa a Cittadella e spedisce il Catania in fondo alla classifica

Giovanni Lo Faro

Botta e ...svolta! L'Entella si fa matricola impertinente, sbanca Cittadella (seconda vittoria in stagione, la prima in trasferta) e trova slancio in classifica. A fare le spese della prodezza del ventisettenne centrocampista ligure (Stefano Botta, appunto), oltre alla formazione patavina, pure il Catania che, come era facile prevedere, scivola in fondo alla classifica. Ultimo posto per i rossazzurri di Sannino, peggiore risultato degli ultimi dieci anni, quelli che coincidono con la gestione Pulvirenti. Con il Vicenza (chissà cosa proverà il catanese Fabio Sciacca a calpestare da avversario l'erba di casa sua,,,) e l'Entella già in vista, la situazione del Catania si prospetta non poco complicata. D'accordo, vicentini e liguri sono (sembrano) avversari alla portata, ma per averne ragione serve altra squadra rispetto a quella che ha calcato le scene della Serie B nelle prime dieci giornate: è lecito sperare in tal senso?

Beppe Sannino (foto Barbagallo) sembra perplesso

sabato 18 ottobre 2014

Tre colpi in testa, Catania tramortito a La Spezia

Giovanni Lo Faro
Altroché colpaccio! Il Catania incassa a La Spezia la quinta sconfitta della stagione, la terza di fila dopo Frosinone (in trasferta) e Bari (domenica scorsa al Massimino) e se non precipita all'ultimo posto lo deve all' Entella (stoppata dal maltempo la settimana scorsa, la matricola ligure soltanto lunedì prossimo tornerà in campo a Cittadella).
Sconfitta pesantissima, in fondo ad una settimana di polemiche e di promesse, e prospettive ancora più buie, se possibile. Decimata da infortuni e squalifiche (di turno Gyomber la prossima volta), la squadra di Sannino è costretta ad attingere al vivaio, ma i vari Parisi e Garufi e lo stesso Carillo, schierato nei minuti finali, non gli garantiscono che contributi di buona volontà: lo Spezia fa un figurone e, se anche l'arbitro gli dà una mano (inesistente il fallo da rigore su Catellani, ex dal dente avvelenato e autore di una doppietta), non si può dire, alla fine, che abbia rubato qualcosa.
Dopo-partita amaro, l'ennesimo: si attendeva Sannino, negli spogliatoi, è arrivato soltanto uno scarno comunicato dell'Ufficio Stampa che ha annunciato il silenzio di tutti i tesserati della società rossazzurra.
Nessun portavoce, né l'ad Cosentino, oggi in panchina, né il presidente Pulvirenti: ma davvero, in questi casi, il silenzio è la migliore risposta?
                         

A La Spezia un altro boccone amaro per i tifosi rossazzurri

domenica 12 ottobre 2014

Il Bari passa al Massimino ma il Catania mantiene (fino a martedì) il penultimo posto

Giovanni Lo Faro

Passa il Bari grazie alle prodezze di un rossazzurro mancato (De Luca, la zanzara, inutilmente sognato da Maran, nella sua prima stagione etnea) e agli errori di una difesa che, emergenza a parte, resta, con il centrocampo, il tallone di Achille di una squadra costruita malissimo. Di testa due gol su tre dei biancorossi di Devis Mangia (quanto diverso il suo ritorno al Massimino, dopo il tracollo con il Palermo di qualche stagione addietro!), conseguenza, entrambi, di incredibili errori di posizionamento della difesa catanese ma pure il terzo, che in pratica ha deciso la partita (inutili i due rigori di Rosina, generosamente concessi da Candussio), ha dato la misura dei limiti attuali (e di progetto, pure: ne sono convinto) della formazione di Beppe Sannino.
Che paga, allo stesso modo di Pellegrino, la fiducia data a Leto: l'ex Panatinaikos non era stato il peggiore in campo e, probabilmente, non era proprio lui l'uomo da sostituire nell'affannoso tentativo di recuperare il doppio svantaggio (in campo Barisic, per la prima volta) ma a nessuno può essere concesso di mandare a quel paese il suo allenatore: rifletta, Cosentino, visto che Leto non è nuovo a comportamenti siffatti (chiedere, appunto, a Pellegrino).
Poco da dire sulla partita: bene il Bari nel complesso, più squadra, di sicuro, di un Catania che piace quando attacca ma che proprio non c'è quando gli tocca arginare l'offensiva avversaria.
Domanda d'obbligo, in un dopo partita amarissimo:verso quale approdo, l'undici rossazzurro?


La bravura di Calaiò e Rosina (cinque gol, tutti su rigore) non basta ad evitare la quarta sconfitta della stagione

sabato 4 ottobre 2014

Catania, un film già visto

Giovanni Lo Faro

La solita partita, la solita sconfitta, la terza in sette partite. Il Catania, che aveva fatto credere di essersi rimesso in sella, cade pure a Frosinone. Dici: le contrarietà della vigilia (sette giocatori indisponibili, ma, se è per questo, nemmeno la formazione di casa stava meglio) e quelle sopravvenute (gli infortuni, muscolari entrambi, di Capuano e Spolli e l'espulsione di Cani), ma chi può giurare che il Catania abbia giocato, al Matusa, la partita che avrebbe dovuto giocare una squadra che punta dichiaratamente al ritorno in Serie A? 
Squadra determinata, questo sì, nel primo tempo, ma prova più muscolare che altro, nel senso che la manovra non è mai lievitata tanto e dalla supremazia territoriale (o come qualcuno ama dire dalla superiorità nel possesso palla) non sono mai scaturite, sotto rete, opportunità significative, a parte una conclusione di Castro, ribattuta dall'ex Zappino, e una bella incornata di Calaiò che ha lambito il palo sinistro della porta frusinate. 
Il Frosinone? Non è che abbia fatto granché, la squadra di Stellone (una buona organizzazione di gioco, qualche individualità apprezzabile,  Paganini, su tutti), ma ha avuto il merito di restarsene accorta e. comunque, in surplace, pronta a cogliere l'occasione, se si fosse presentata. Cosa che è avvenuta puntualmente, con il Catania sempre più rinunciatario e, poi, in affanno, costretto a pagare dazio agli infortuni di Capuano e Spolli, prima, e all'ingiustificabile gesto di Cani che è gli costato l'inferiorità numerica.
Il finale è stato, così, un film già visto: gol di Paganini e sconfitta. La terza.