Sconfitta pesante, più delle altre che l’hanno preceduta, se non altro per il modo in cui la squadra l’ha subita: a Torino, su un campo che evocava certe suggestioni, il Catania in partita non c’è mai stato, neanche prima che Nicola Legrottaglie, tutt’altro che fortunato in questa stagione (ricordate l’autogol che salvò il Genoa al Massimino?), lanciasse in gol Cerci. Il gol di Leto? Resta una delle poche note liete, se non proprio l’unica (bello il fraseggio con Barrientos, non male davvero la palombella dell’ex Liverpool, che tutti ancora attendiamo di ritrovare all’altezza del suo passato), di una prestazione, per il resto, inguardabile.
IL LINGUAGGIO DEI NUMERI. Attenzione, il Catania è ultimo, con il Chievo che l’ha raggiunto proprio domenica, e le prospettive paiono buie. I numeri, peraltro, sono contro: nove punti, tutti dalla dotazione casalinga (due vittorie e tre pareggi), nove gol segnati (soltanto il Chievo ha fatto peggio), ventitré subiti (la squadra rossazzurra vanta, con la Sampdoria, la terza peggior difesa del torneo dopo Sassuolo e Bologna). A confronto con la scorsa stagione (erano 19 i punti dopo tredici giornate: cinque vittorie, tutte in casa, quattro pareggi, tre dei quali in trasferta), il dato più preoccupante, com’è facile notare, scaturisce dal rendimento interno. Se è vero, com’è vero, che sul proprio campo il Catania ha fatto meglio, fin qui, delle sue antagoniste più immediate, è altrettanto vero che alla classifica dei rossazzurri mancano più i punti della dotazione casalinga (7 in meno) che quelli della dotazione esterna (3 in meno). Come mancano i gol: basti pensare che il Catania, la stagione scorsa, al Massimino aveva centrato ben 13 bersagli contro 4 del campionato in corso" (segue su La Sicilia del 27 novembre 2007)
Nessun commento:
Posta un commento