Giovanni Lo Faro
Chiaro, non ha ancora
vinto niente, il Catania, il campionato è appena partito, e la concorrenza è assai
qualificata, a partire da quel Lecce che dell’undici di Lucarelli conta gli
stessi punti e che segue, in classifica, solo in virtù della differenza reti, dallo
stesso Monopoli, formazione di buona cifra, e da Trapani e Siracusa, prossimo
avversario dei rossazzurri, quest’ultimo, dopo il turno di riposo di domenica
prossima.
Cuore, grinta e determinazione. Il Catania ne ha fatto
sfoggio nei novanta minuti, anche se non sempre è riuscito ad esprimersi con la
qualità che il suo potenziale gli garantirebbe: saggi di gran calcio nella fase
d’avvio, soprattutto, in quel tambureggiante assalto che ha frastornato i
biancoverdi di Tangorra e dal quale è scaturito un gol tanto bello quanto
prezioso (bravo Marchese, un treno lungo l’out di sinistra, e bravo Curiale a
farsi trovare pronto), difeso con le unghie e con i denti fino alla fine,
quando il Monopoli ha pericolosamente guadagnato campo, sfiorando il pari con
un diagonale al fil di palo di Genchi.
Fase sofferta, è
vero, quella finale, il mancato raddoppio (una sciabolata di Russotto, prima
del riposo, aveva sorvolato d’un soffio la traversa della porta avversaria, per
non dire del gol annullato a Curiale e, soprattutto, della clamorosa occasione
mancata dallo stesso attaccante ex trapanese su uno dei tanti traversoni
chirurgici del solito Marchese), ha costretto il Catania a serrare un tantino
le file, limitandosi a tratti alle ripartenze, almeno fino a quando Lucarelli,
attingendo linfa in panchina (Mazzarani e Bucolo soprattutto), non gli ha
restituito vitalità ed equilibri. A vuoto gli assalti del Monopoli (la già
ricordata iniziativa di Genchi, un paio di conclusioni dalla distanza ma
Pisseri, in pratica, è rimasto inoperoso), la festa alla fine è stata tutta
rossazzurra.
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