Sfogliando oggi quell'incredibile antologia del calcio catanese che Mimmo Rapisarda ha consegnato al web (https://www.mimmorapisarda.it/CalcioCataniastoria.htm) mi sono imbattuto in un mio pezzo scritto in occasione dell'incontro di calcio tra vecchie glorie di Catania e Torino (Santa Maria del Focallo, a due passi da Ispica) e pubblicato su La Sicilia del 28 giugno 2010. Rileggendolo e, soprattutto, rivedendone le foto a corredo, ho rivissuto quei momenti e riprovato le emozioni che resero significativa quella giornata per me ma anche, e soprattutto, per gli ex rossazzurri che avevano risposto all'appello dell'amico Nino Cantone. Fu quella, tra l'altro, l'ultima volta in cui ebbi modo di parlare con il compianto Antonio Ceccarini, ex terzino di Acireale, Catania, Avellino e Perugia. Ho pensato di riproporle, quelle poche righe, sicuro che quanti vissero con me quella splendida giornata d'estate non mancheranno di apprezzare.
Giovanni Lo Faro
ISPICA - Il sole, da
queste parti, non è mai un optional. Nel senso che illumina e riscalda le
stagioni che si susseguono senza soluzione di continuità. O quasi. Tunisi sta
più a nord, così l'Africa sembra essere qui, con le sue luci abbaglianti e con
l'azzurro intenso del suo mare. Che è anche questo mare.
Da queste parti,
qualcuno ha voluto che, in concomitanza con la realizzazione dell'ennesimo
villaggio-paradiso al Borgo Rio Favara, le vecchie glorie del Torino e del
Catania, di un Catania che a quei tempi masticava con rabbia la polvere della
periferia del calcio, si ritrovassero, per una passerella carica di rimpianti.
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Le vecchie glorie del Catania schierate in campo: da sinistra in piedi
Chiavaro, Malaman, Ceccarini, Dal Poggetto, Morra, Leonardi, il
massaggiatore Maltese, Ciceri, Panizza, Spagnolo, Battilani; in basso
sempre da sinistra, Spanio, Benincasa, Rappa, Cantone, Ventura,
Labrocca e Fatta
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I volti. I nomi. Noti e meno noti. Eppure i ricordi
affiorano, patinati di nostalgia. Alla chiamata di Nino Cantone (catanese
purosangue, come il buon Mimmo Ventura, che assaggiò la A negli anni sessanta,
come Chiavaro e Angelozzi, figli di quella splendida scuola di calcio che fu
l'Interclub: cosa non da poco, in quei tempi di calcio amaro), hanno risposto
in tanti.
Antonio Ceccarini le
sue emozioni, la sua commozione, se volete, non esita a consegnarla al
cronista: «Mentre l'aereo planava su Catania, dove non tornavo da tempo, il
pensiero è andato ad Angelo Massimino, il vecchio presidente, persona unica,
irripetibile: ne serbo un ottimo ricordo, così come un ottimo ricordo serbo
della città e degli anni che vi ho vissuto».
Calcio di Serie C, prima, ma calcio sincero, genuino. E un
pizzico di rammarico: «Non c'ero, nella stagione della promozione in B del
Catania di Egizio Rubino, la società mi aveva ceduto all'Avellino: la maglia
rossazzurra l'avrei recuperata un anno dopo, in B».
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Romano Fogli, ex centrocampista di
Bologna, Torino e Catania, tra Leornardi
e Chiavaro
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Carriera di buon profilo, quella del "rosso": il
passaggio ad Acireale, alla corte di Dino Bovoli, il trasferimento a Catania a
conclusione di una trattativa che avrebbe portato in rossazzurro pure Fatta,
centrocampista palermitano di buona statura, tecnica e tattica.
Il meglio di sé,
però, Antonio Ceccarini l'avrebbe dato con la maglia biancorossa del Perugia:
sette stagioni, cinque delle quali in A. «Proprio contro il Catania - ricorda -
giocai una delle ultime partite della mia carriera: era la stagione '82-'83».
La stagione, se ci fate caso, della terza promozione in
Serie A del Catania, guidato allora da Gianni Di Marzio: «Quella partita, in un
Cibali che ribolliva d'entusiasmo, la ricordo come un film dell'orrore per il
tragico episodio che la caratterizzò e che rese amara la festa per un Catania
che, proprio grazie al successo sul Perugia, s'era assicurato la partecipazione
agli spareggi-promozione con Cremonese e Como».
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Cantone, Leonardi, Maltese, Morra
e Dal Poggetto
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I volti. I nomi. Ciceri e Spagnolo, che un vecchio tifoso
rossazzurro, gli occhi lucidi per l'emozione, non aveva mancato di coccolarsi
al loro arrivo, sabato sera, a Fontanarossa, al Catania di Angelo Massimino e
di Gennaro Rambone e Egizio Rubino regalarono la gioia di una promozione in B.
«La retrocessione in C mi aveva segnato - racconta Giampaolo Spagnolo - fu una
stagione terribile, quella, anche se mi diede modo di conoscere un personaggio
come Memo Prenna: fu l'ultimo degli allenatori a confrontarsi, quell'anno, con
un progetto salvezza destinato a fallire».
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Nino Cantone con Romano Fogli |
Spagnolo sarebbe stato però con Ciceri (36 gol in due) il
protagonista dell'operazione rilancio concepita da Massimino, avviata da
Gennaro Rambone e portata a termine da Egizio Rubino, l'anno successivo:
trentotto partite, una sola sconfitta, una cavalcata esaltante. «Il Catania che
oggi si fa rispettare in Serie A suscita entusiasmo ma - puntualizza Ciceri -
pure il nostro Catania, il Catania che provava a recuperare le posizioni sulla
scala del calcio, riusciva ad infiammare i tifosi: era Serie C, ma ricordo che
giocavamo in uno stadio sempre pieno…».
Calcio d'altri tempi, calcio di sentimenti genuini, il
calcio-business non l'avevano ancora inventato (e di soldi, dicono un po'
tutti, se ne vedevano pochi…) così come non avevano ancora inventato il calcio
di tante cronache incomprensibilmente urlate. «Ci è toccata la ventura di
essere calciatori in tempi sbagliati», sottolinea Spagnolo. E, stuzzicato, aggiunge:
«Le mie serpentine? Gli avversari saltati come birilli? E' passato tanto tempo,
restano soltanto i ricordi».
La passione? «Quella - dice Claudio Ciceri - è rimasta intatta, come intatto è rimasto l'amore per una città che ci continua a dare la prova di quanto ci abbia voluto bene…». Sottoscrive la gratitudine, ma ti consegna un grande sogno: «Questa esperienza è stata bellissima, i luoghi sono magici, il calore della gente impagabile: e se provassimo, la stagione prossima, a trasferirla sul terreno del Cibali?».