venerdì 24 febbraio 2017

Verso il derby con il Messina, Lo Monaco lancia la sfida: "Esistiamo e ci chiamiamo Catania"

Giovanni Lo Faro
Pietro Lo Monaco gioca d’anticipo e spiega le ragioni di una conferenza stampa che interrompe una settimana di silenzio proprio l’antivigilia del derby di Messina. "Una conferenza dovuta per un servizio di prassi – esordisce l’ad del Catania –  nell'ottica della partita che andiamo a giocare a Messina mi è sembrato giusto che ci confrontassimo”.
Già. Basta poco, però, per capire che le ragioni sono anche altre. “Negli ultimi tempo vedo che un po' tutti si appropriano del discorso-Catania. Mi riferisco soprattutto a interviste di ex dipendenti del Catania e a dichiarazioni di chi è chiamato a far rispettare il servizio d’ordine. E vedo pure che i nostri tifosi vengono portati come esempio negativo. E se è vero che in tre anni il Catania è passato dalla A alla C, non si può dimenticare che fino al 21 maggio 2012 era una società modello, Sono stati fatti errori, errori globali, che hanno colpito in primis la città, poi tutti i protagonisti, sappiamo che attorno ad una squadra girano tante cose. E tutti, ma proprio per quanto attiene al proprio contributo, hanno qualcosa da farsi perdonare. La tifoseria del Catania non è quella del 2 febbraio, è una tifoseria che è riuscita ad applaudire ironicamente un arbitro che, in campo, ne combinava di tutti i colori...”.
Gli obiettivi di Lo Monaco si delineano, uno dietro l’altro. “Rispondo intanto a quel dirigente che ha parlato ieri (Marcello Pitino, ora al Messina, ndr), con Bonanno e Ferrigno uno dei tre direttori sportivi del Catania della scorsa stagione. E gli faccio notare che nell’organico di quel Catania c’erano cinque giocatori che, tra monte ingaggi e procure, impegnavano il doppio delle risorse destinate al resto della squadra. I nomi? Calil, con un contratto di 308 mila euro più 44 di procure, Bastrini, Bergamelli, Di Cecco e Russotto. E tutto questo in una società a rischio fallimento e per una salvezza sul filo di lana”.
 Prima di entrare nel tema del derby, Lo Monaco accenna alla situazione debitoria del Catania (“Combattiamo ogni giorno, stiamo con una corda che oggi ti si stringe al collo, che può soffocarti da un momento all'altro"), ai risultati fin qui ottenuti (“Andiamo avanti, non siamo assolutamente soddisfatti, per l'organico che abbiamo non possiamo essere soddisfatti"), all’obiettivo dei play off da raggiungere a tutti i costi (“Ho sempre detto che vincere il campionato sarebbe come vincere la Champions”), e non manca di replicare al questore Cardona per alcune dichiarazioni contenute in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano La Sicilia (“I problemi della Finaria? Il signor Questore ha perso una buona occasione per stare zitto. Non è Dio e dimostra ignoranza delle cose del Catania che è, rispetto a tutte le altre società alle prese con problemi economici, ha una situazione diversa perché ha Torre del Grifo”).
Quindi, il derby. “Macché derby! Posso accettare che si parli di derby con Siracusa e Akragas, non certo con il Messina. Per non dire che per il Catania il derby per antonomasia è quello con il Palermo” E aggiunge: “Devo fare le mie congratulazioni al nuovo presidente del Messina che, dopo aver tentato di prendere il Ragusa, il Gela e l'Acireale, ha realizzato il suo sogno. Gli auguro di avere la forza di spendere gli stessi soldi che ho speso io, che io ho messo sul tavolo. Mi sembra però un tantino azzardato dire che dopo i Franza, non c'è stato niente a Messina. Io ho vinto due campionati, ho lasciato il Messina in Lega pro, riducendone la posizione debitoria da 900 mila a 600 mila euro. Di più. Con me nessun punto di penalizzazione, per non dire che, andando via, la società l’ho data a zero, e dopo averci messo tanti soldi. Perché ho lasciato? Il calcio si fa per la gente, verso la gente, anche nel calcio dei diritti televisivi è così, se la gente non fa più gli abbonamenti salta tutto …”.
 Dal derby delle parole al derby sul campo. “A Messina stanno provando a preparare la partita della vita. Partire con una vittoria sarebbe il massimo per la nuova dirigenza. A tutti io dico che esistiamo e ci chiamiamo Catania. Noi andiamo a giocare una partita come fosse ultima, non dimenticando che senza la pesante penalizzazione che scontiamo tra noi e il Messina c’è un gap di punti che qualcosa dovrà pur significare…”.


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