Giovanni Lo Faro
Pietro Lo Monaco gioca d’anticipo e spiega le ragioni di una
conferenza stampa che interrompe una settimana di silenzio proprio
l’antivigilia del derby di Messina. "Una conferenza dovuta per un servizio di prassi – esordisce
l’ad del Catania – nell'ottica della partita che
andiamo a giocare a Messina mi è sembrato giusto che ci confrontassimo”.


Già. Basta poco, però, per capire che le ragioni sono anche
altre. “Negli ultimi tempo vedo che un po' tutti si appropriano del discorso-Catania.
Mi riferisco soprattutto a interviste di ex dipendenti del Catania e a
dichiarazioni di chi è chiamato a far rispettare il servizio d’ordine. E vedo pure
che i nostri tifosi vengono portati come esempio negativo. E se è vero che in
tre anni il Catania è passato dalla A alla C, non si può dimenticare che fino
al 21 maggio 2012 era una società modello, Sono stati fatti errori, errori
globali, che hanno colpito in primis la città, poi tutti i protagonisti,
sappiamo che attorno ad una squadra girano tante cose. E tutti, ma proprio per
quanto attiene al proprio contributo, hanno qualcosa da farsi perdonare. La
tifoseria del Catania non è quella del 2 febbraio, è una tifoseria che è
riuscita ad applaudire ironicamente un arbitro che, in campo, ne combinava di tutti i
colori...”.
Gli obiettivi di Lo Monaco si delineano, uno dietro l’altro.
“Rispondo intanto a quel dirigente che ha parlato ieri (Marcello Pitino, ora al
Messina, ndr), con Bonanno e Ferrigno uno dei tre direttori sportivi del
Catania della scorsa stagione. E gli faccio notare che nell’organico di quel
Catania c’erano cinque giocatori che, tra monte ingaggi e procure, impegnavano
il doppio delle risorse destinate al resto della squadra. I nomi? Calil, con un
contratto di 308 mila euro più 44 di procure, Bastrini, Bergamelli, Di Cecco e
Russotto. E tutto questo in una società a rischio fallimento e per una salvezza
sul filo di lana”.

Prima di entrare nel
tema del derby, Lo Monaco accenna alla situazione debitoria del Catania (“Combattiamo
ogni giorno, stiamo con una corda che oggi ti si stringe al collo, che può
soffocarti da un momento all'altro"), ai risultati fin qui ottenuti (“Andiamo
avanti, non siamo assolutamente soddisfatti, per l'organico che abbiamo non
possiamo essere soddisfatti"), all’obiettivo dei play off da raggiungere a
tutti i costi (“Ho sempre detto che vincere il campionato sarebbe come vincere
la Champions”), e non manca di replicare al questore Cardona per alcune
dichiarazioni contenute in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano La
Sicilia (“I problemi della Finaria? Il signor Questore ha perso una buona
occasione per stare zitto. Non è Dio e dimostra ignoranza delle cose del
Catania che è, rispetto a tutte le altre società alle prese con problemi economici,
ha una situazione diversa perché ha Torre del Grifo”).

Quindi, il derby. “Macché derby! Posso accettare che si
parli di derby con Siracusa e Akragas, non certo con il Messina. Per non dire
che per il Catania il derby per antonomasia è quello con il Palermo” E
aggiunge: “Devo fare le mie congratulazioni al nuovo presidente del Messina
che, dopo aver tentato di prendere il Ragusa, il Gela e l'Acireale, ha
realizzato il suo sogno. Gli auguro di avere la forza di spendere gli stessi
soldi che ho speso io, che io ho messo sul tavolo. Mi sembra però un tantino azzardato
dire che dopo i Franza, non c'è stato niente a Messina. Io ho vinto due
campionati, ho lasciato il Messina in Lega pro, riducendone la posizione
debitoria da 900 mila a 600 mila euro. Di più. Con me nessun punto di
penalizzazione, per non dire che, andando via, la società l’ho data a zero, e
dopo averci messo tanti soldi. Perché ho lasciato? Il calcio si fa per la
gente, verso la gente, anche nel calcio dei diritti televisivi è così, se la
gente non fa più gli abbonamenti salta tutto …”.
Dal derby delle
parole al derby sul campo. “A Messina stanno provando a preparare la partita
della vita. Partire con una vittoria sarebbe il massimo per la nuova dirigenza.
A tutti io dico che esistiamo e ci chiamiamo Catania. Noi andiamo a giocare una
partita come fosse ultima, non dimenticando che senza la pesante penalizzazione
che scontiamo tra noi e il Messina c’è un gap di punti che qualcosa dovrà pur
significare…”.
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