domenica 30 ottobre 2016

Il Catania ribalta la Paganese: tre punti d'oro per la risalita

Giovanni Lo Faro
Orgoglio e dabbenaggine. A forti tinte rossazzure, quello, decisamente azzurra, questa. La storia dei novanta minuti di Catania-Paganese e il risultato che è maturato nei minuti finali sono tutti in questo marcato contrasto di atteggiamenti, la capacità del Catania di replicare ad uno svantaggio che rischiava di farlo stramazzare, da un lato, l'ingenuità colossale della formazione di Grassadonia (avreste dovuto sentirlo, in sala stampa, il tecnico ospite) che, in un quarto d'ora appena, s'è fatta sfuggire di mano un risultato che, probabilmente, non avrebbe demeritato, dall'altro
L'undici schierato da Rigoli
Partita governata dal Catania in avvio, ispirata da Biagianti la squadra di Rigoli ha macinato gioco sull'out di destra, grazie soprattutto alla buona vena del suo capitano le cui iniziative (deliziose alcune imbucate...) però, non hanno trovato nessuno pronto a concretare, né Paolucci né Di Grazia né lo stesso Barisic, il più tenace, di sicuro, nella fase d'offesa. Poi, ecco la Paganese, squadra solida, una sintesi di gioventù (non male Deli) e esperienza (Pestrin, Reginaldo, ex senese peraltro come Paolucci). 
Non per caso, la prima occasione ghiotta, intorno alla mezz'ora, è stata della formazione campana tanto che c'è voluto l'ennesimo miracolo di Pisseri per dire no a Reginaldo che aveva provato a finalizzare un'incursione irresistibile di Deli. In questa fase, Rigoli ha provato a cambiare di posizione Biagianti e Mazzarani, ma la giusta contraria di Grassadonia (Cicerelli sul fronte di sinistra, con Herrera pendant) ha indotto il tecnico rossazzurro a fare precipitosanente retromarcia.
Nella ripresa due buone iniziative di Djordjevic, la prima soprattutto, consentono al Catania di rendersi pericoloso (a fil di palo il rasoterra di Di Grazia) ma è un fuoco di paglia, il gol arriva su fronte opposto e porta la firma di Reginaldo il cui diagonale non dà scampo a Pisseri. Paganese in vantaggio e prospettive che sembrano ridursi di molto per un Catana  obbligato a fare bottino pieno.
i rossazzurri sotto la nord dopo il 2-1
E' in questa fase, però, che la formazione di casa viene fuori, attingendo all'orgoglio e giovandosi della spinta di una tifoseria che ha avuto il merito di non vacillare  Il resto l'ha fatto quel pizzico di fortuna che nel calcio non guasta mai. Sono arrivati così il gol di Paolucci (ma quanto ingenua, per non dire altro, la difesa ospite!) e il raddoppio di Biagianti in un'azione pressoché gemella per dinamiche e atteggiamenti di contrasto. 
In un Massimino ribollente d'entusiasmo l'undici di casa ha così potuto mettere in saccoccia altri tre punti d'oro, che lo portano fuori dalla zona play out. E proprio nell'imminenza della sfida con il Foggia vice-capolista allo Zaccheria: al Catania, adesso, il compito di dimostrare se e fino a qual punto sia cresciuto...

domenica 23 ottobre 2016

Il Catania atterra la capolista Lecce: è la svolta?

Giovanni Lo Faro

Stranezze del calcio. Il Catania regge bene  l'impatto con il Lecce capolista, ma alla distanza corre il rischio di pagare il conto ai suoi limiti endemici, all'incapacità, soprattutto, di finalizzare al meglio la sua azione ancorché discretamente efficace sulla fascia di mezzo. Ripresa inoltrata da poco: Cosenza timbra il palo esterno di destra della porta di Pisseri, poi il portiere rossazzurro, già bravo su un'incornata di Ciancio in avvio, si oppone per  due volte ai tentativi di Caturano .
Biagianti e Mazzarani sotto la nord
Pensi, e temi, che il Lecce stia per mettere le mani sulla partita, quando il corso degli eventi muta. Silva, lanciato nella mischia da Rigoli al posto di Calil, recupera una palla sulla trequarti e prova, senza tanta convinzione, a girarla verso la porta. Ne viene fuori un tiro di scarse pretese che, Dio solo sa come, incoccia il piedino di Vitofrancesco, cambia traiettoria, tradisce il giovanisismo Bleve e si adagia in rete.
Uno a zero. Il Catania ringrazia e prova  a cogliere l'occasione, trascinato dal solito splendido pubblico del Massimino. E ci riesce pure, raddoppiando con Di Grazia (bel gol, a conclusione di un'azione da manuale, avviata dallo splendido Di  Cecco di questo pomeriggio, continuata da Biagianti e conclusa dal giovane attaccante etneo con una botta delle sue) e vanificando il tentativo di ritorno dell'undici di Pasquale Padalino. 
L'abbraccio di Biagianti a Di Grazia
Cade per la prima volta il Lecce, riemerge con forza il Catania, che trova slancio in classifica e fiducia nel futuro. Tutto oro quello che luce? Al di là degli episodi che hanno sancito il risultato, direi che i riscontri positivi non manchino nella prestazione dei rossazzurri, puntuali nel confermare la solidità dell'impianto difensivo (bene Bergamelli e Drausio, splendido Pisseri) e la buona dote di un centrocampo che in Bucolo e Biagianti (benissimo il capitano nel ruolo di esterno, pendant di Mazzarani) ha due elementi complementari sul piano tattico.
La gioia di Di Grazia
E questo mentre Di Cecco, dirottato nell'occasione da Rigoli nel ruolo di esterno basso di destra, ha onorato le consegne ricevute, non solo riducendo al minimo il raggio d'azione del temutissimo Torromino ma facendo risalire la squadra che proprio sugli esterni aveva fin qui denunciato limiti piuttosto evidenti. Resta irrisolta - ed è il punto dolente - la questione della prima linea, nella quale, a parte Di Grazia (ma può fare tutto da solo?), rari sono i contributi che giungono da Calil e Paolucci (quest'ultimo, abbastanza determinato nella manciata di minuti che ha giocato) e dallo stesso Barisic, che alla prestanza fisica e ai buoni numeri che ha in dote non associa ancora velocità e dinamismo.Al di là di possibili interventi di mercato, per i quali bisognerà in ogni caso attendere non meno di due mesi, la speranza è che sia Calil sia Paolucci recuperino condizione e convinzione e garantiscano a breve un rendimento adeguato alle loro potenzialità. 




lunedì 17 ottobre 2016

Catania, passo indietro, a Melfi sconfitta evitata d'un soffio

Giovanni Lo Faro

Non si può dire ami i mezzi termini questo Catania che prova faticosamente a risalire la china della classifica nella quale si specchia, inesorabile, il -7 di un'altra dolorosa partenza ad handicap. E dal derby con il Messina, l'undici  di Pino Rigoli fa subito capire di essere uscito, oltre che con il corredo di tre punti preziosi, fors'anche ubriaco di plausi e consensi,  Tanto, da smarrire subito la strada che aveva appena lasciato credere d'avere intrapresa.
Un approccio sbagliato - o cos'altro? - fa in modo, insomma, che da Melfi  non giunga la tanto auspicata svolta, ma la conferma, bensì, che ne dovrà frorse passare ancora di tempo perché questa  squadra rossazzurra, messa su con lavoro certosino da Pietro Lo Monaco e dallo stesso appena irrobustita con un innesto di qualità (Mazzarani) riesca a realizzare le condizioni per esprimere il buon potenziale che ha in dote.
Sprecato un tempo, il primo, nel quale a giocare a calcio era stato soltanto l'undici lucano, il Catania è riuscito nell'impresa di trovarsi sotto, dopo l'intervallo, quando Defendi ha finalizzato al meglio un'azione scaturita  da una colossale ingenuità di Biagianti  a centrocampo. Poi, a frittata servita, il risveglio, lento, lentissimo e, a nove minuti dalla fine, il gol del pari, propiziato dal contributo decisivo di Mazzarani e firmato da Barisic, mandato da Rigoli a rilevare un impalpabile (lui come molti altri) Calil.
Sconfitta evitata d'un soffio, ma il pari rischia di incidere non poco sulle prospettive di crescita della squadra proprio nell'imminenza della sfida di domenica prossima con il Lecce.

giovedì 6 ottobre 2016

Il momento del Catania nelle parole di Lo Monaco: "Pochi punti, colpa nostra, mancano i gol"


Giovanni Lo Faro

Pietro Lo Monaco in conferenza stampa questo pomeriggio a Torre del Grifo. "Vi ringrazio per essere venuti. Subito una precisazione da fare: non è, la nostra, una settimana di silenzio stampa, preferiamo soltanto che la squadra si concentri sulla gara. Un derby, dite? Il Catania il derby lo gioca contro il Palermo, quella con il Messina è soltanto una partita importante: noi abbiamo bisogno dei tre punti, loro vengono da una sconfitta inopinata e faranno di tutto per cancellarla. Di fronte, saranno due squadre partite con obiettivi diversi, il Messina punta al quarto posto, il Catania, che ha appena annullato  i sette punti di penalizzazione, deve provare a ripartire”.
 Dopo il preambolo, l’ad rossazzurro ha parlato del momento non proprio brillante del Catania (“Non mancano gli episodi su cui recriminare, ma i maggiori colpevoli del fatto che le cose non sono andate fin qui molto bene siamo noi. A Reggio eravamo in vantaggio, con Akragas e Fondi pure. Il rammarico  è forte, ma la colpa è nostra: la  palla bisogna metterla dentro”), del caso-Castro alla luce della recente decisione della FIFA che ha confermato i sei punti di penalizzazione nonostante l’intesa raggiunta con il Racing (“Il Catania è stato sanzionato diverso tempo fa, nel 2014, quando la società argentina, alla quale non erano state versate le somme pattuite a suo tempo per l’ingaggio del giocatori, chiese alla Federazione di applicare la sanzione”) e dell’imminente decisione del Collegio Arbitrale della Lega sulla richiesta di pagamento di spettanze arretrate presentata da Rosina (“Nel caso il collegio desse ragione al giocatore, il Catania dovrebbe pagare al suo ex attaccante 150 mila euro”).
Poi, l’attenzione s’è concentrata sul campionato: ”L'obiettivo è di fare bene, magari cercando di raggiungere  la zona play off, significherebbe aver fatto una stagione di livello, nessuno ha mai detto che il Catania è la squadra più forte. L’allenatore? Rigoli può anche non piacere, però devo dire che ha vinto tanto, sia pure in categorie minori. Dopo la sconfitta con l'Akragas, un procuratore mi ha chiamato per suggerirmi il nome di un possibile sostituto: io posso assicurare che Rigoli è e sarà l’allenatore del Catania e che concluderà la stagione sulla panchina del Catania”.
Prospettive e speranze. “Io spero intanto che ci restituiscano i sei punti, stiamo preparando il ricordo al TAS, se prevarrà il buon senso, dovremmo spuntarla, in fondo non abbiamo fatto danno a nessuno. Riguardo al campionato, non ci mancano le potenzialità, è chiaro che mi aspetto di più dal nostro reparto avanzato, non posso credere che siamo così scarsi. Paolucci? Probabilmente il ragazzo ha l’esigenza di rifiatare, sembra che giochi con l'idea fissa del gol e non con l'intento di partecipare al gioco, qualità che l’ha sempre contraddistinto. Quanto agli stranieri, Drausio sta facendo bene, per Scoppa e Silva vale lo stesso discorso fatto per Paolucci: li aspettiamo!”.
Chiusura su Bologna-Catania, campionato di Serie B 2014-2015, con la società rossazzurra alla sbarra. "Non ho paura, semmai arriverà una multa".

lunedì 3 ottobre 2016

Catania, ancora un pari ma il domani può essere migliore


Giovanni Lo Faro
Rivoltato come un calzino, il Catania. Rigoli lavora di scalpello, stavolta. Le scelte sono radicali, situazioni contingenti (l'indisponibilità di Fornito, Calil e Djordjevic) ma anche l'esigenza, inderogabile, di tentare la svolta. Centrocampo ridisegnato (Di Cecco e Bucolo con Biagianti), Barisic e Di Grazia con Paolucci in avanti, due esterni di fascia bassa discretamente propositivi (Parisi e Nava) tra Bergamelli e Gil.
 Il dato che emerge subito - ed è quello che conforta di più- è di un Catania più compatto, più corto, se volete: spazi ben presidiati, nessuna concessione all'accademia, la qualità che si coniuga con la sostanza (bravo Bucolo).
Non dispiace, insomma, il Catania quasi tutto italiano proposto nella sfida di ieri (Gil e Barisic, poi nove italiani, da quanto tempo non succedeva?), che parla italiano, nel quale tutti sembrano capire tutti e che in partita ci entra subito, e con l'atteggiamento giusto, per di più. 
Eppure sul terreno dello Jacovone, contro un Taranto niente più che modesto, finirà zero a zero, ennesimo pareggio per la formazione rossazzurra. Perché? Perché Di Grazia non è stato fortunato nelle due occasioni che  è stato bravo a procurarsi, perché Russotto, subentrato nel finale, ha mancato la più ghiotta delle opportunità e perché - l'ultimo, al momento dei tanti perché - Paolucci non è ancora Paolucci e comunque non è il Paolucci che abbiamo conosciuto negli anni della serie A
. Rigoli?  Il tecnico ha fatto quello che poteva, non concordo con quanti gli contestano la mancata sostituzione dello stesso Paolucci e, di contro, la sostituzione di Barisic, tra i più positivi, con Anastasi nell'ultimo scampolo di gara. Pollice verso? Non è il caso, non è il momento. Prendiamo atto che, sia pure faticando più del previsto, il Catania è riuscito finalmente a mettersi in piedi, il domani, se il gruppo resterà coeso, non potrà che essere migliore. 
 Magari a partire dal derby con il Messina....



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