domenica 3 dicembre 2017

L'Acireale oltre ogni limite: vittoria e secondo posto



Giovanni Lo Faro
In un momento cruciale per il suo futuro, al limite delle risorse tecniche (in diciassette appena nella lista dei convocati dopo la grave emorragia tecnica delle ultime due settimane connessa alla grave crisi societaria: dopo Testardi, via pure Di Maio, Gualdi e Sciannamè) ma non certo in deficit d’orgoglio, contro un Portici affatto arrendevole, l’Acireale di Pietro Infantino gioca praticamente la partita perfetta. E centra una vittoria che bagna nel modo migliore la nascita della nuova società (visti, in tribuna, Gugliotta e Micali, il neopresidente Drago e Gianluca Cannavò, anima di un processo di rinascita che pare bene avviato, ma anche il sindaco Barbagallo e, chissà perché, Cutrufo, presidente del Palazzolo) e lo spinge al secondo posto in classifica alle spalle dell’irresistibile Troina di Peppe Pagana. 
Due a zero, al triplice fischio, al Tupparello, in un tripudio di entusiasmo che non ha mancato di contagiare anche la “fredda” tribuna, tutta in piedi al pallonetto di Palermo che ha messo in ghiaccio il risultato e reso vano l’assalto finale dell’undici biancoceleste di Vincenzo Maiuri.

Visto, nei due tempi, un buon Acireale, perfetto o quasi, se si eccettua il calo di tensione, con conseguente sbandamento, d’avvio ripresa, quando c’è voluta tutta la bravura del giovanissimo Barbieri per neutralizzare due velenosissime sortite in avanti degli avanti campani. Un blackout, questo, che non inficia minimamente la bella prova della formazione granata, disposta da Infantino con un 3-4-3 che, nell’occasione, ha esaltato le ottime qualità di Manes e Lordi, impeccabili puntelli di una terza linea a tr nella quale ha recitato bene la sua parte il giovane Tumminelli. A proposito di giovani, i novanta minuti hanno esaltato soprattutto le doti di Dadone, irresistibile, nelle due fasi, lungo l’out di sinistra, e Pannitteri che sono stati bravi a fare salire la squadra nei momenti più delicati. Sapiente la regia di Lo Nigro (confesso di non averlo mai visto sui livelli di ieri, per continuità d’azione e saggezza tattica), così come efficacissimo è risultato, nella girandola finale delle sostituzioni, quel gioiellino di scuola trapanese che risponde al nome di Palermo. Ma tutti, dico tutti, i granata si sono espressi su livelli notevoli, da Aloia (gran gol sull’imbeccata di un insostituibile Barraco) a Cocimano, a Scapellato, a Lombardo, subentrato nel finale: tutti votati alla causa, tutti votati al sacrificio. E tutti accomunati, alla fine, nel tributo d’applausi e di cori della “torcida” del Tupparello.

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