Le dichiarazioni rese da Beppe Sannino alla vigilia di Catania-Pescara mi offrono lo spunto per una riflessione sulla discutibile abitudine, nelle prime serie nazionali, ma spesso e volentieri anche tra i dilettanti) di "blindare", nel corso della settimana, i campi di allenamento e di fare lavorare le squadre a porte chiuse (chi ha avuto l'amabilità di seguirlo dalle colonne del quotidiano La Sicilia, sa come la pensi sull'argomento e come non abbia mancato, in più di un'occasione, di censurare quella che continuo a considerare un'inutile e vuota strategia).
Beppe Sannino, che al calcio che conta è approdato dopo una lunga gavetta, lo conobbi proprio al Massimino, grazie ai buoni uffici di Ciro Femiano, dopo un Catania-Siena, alcune stagioni addietro, e mi bastarono poche parole per comprendere la tempra dell'uomo e il valore del tecnico), ha avanzato, infatti, la proposta che il Catania torni ad allenarsi a porte aperte, non fosse altro per poter dimostrare ai propri sostenitori di quale entità e qualità sia il lavoro che svolge nel corso della settimana.
Musica, ne sono certo, per le orecchie degli appassionati tifosi rossazzurri che sognano, adesso, Torre del Grifo open, non meno di tre giorni su cinque: la speranza è che la proposta del tecnico venga recepita dalla società e che il Catania, nella stagione del riscatto, possa essere restituito ai propri sostenitori.
La grinta di Beppe Sannino (foto F.Barbagallo)