Giovanni Lo Faro
Il diritto di sognare, che il Catania rivendica e che reclama
con forza su Catania Stadio (il periodico curato dall’addetto stampa Angelo
Scaltriti e che da più di tre lustri accompagna gli appuntamenti calcistici al
Massimino), si infrange miseramente su un grande Trapani con quanta delusione
ed amarezza per le migliaia di sostenitori che l’avevano accompagnato in quest’ultimo
tentativo di rincorsa al primo posto del Lecce.

Una cosa sia chiara, il campionato l’undici di Lucarelli
(che in gioco, nella lotteria dei play off) non l’ha perso certo ieri, la
prospettiva di acciuffare la B già al termine della stagione regolare i
rossazzurri se l’erano fatta sfuggire nel momento in cui, ad un passo dal
vertice, si erano fatti imbrigliare sul terreno di casa da una Juve Stabia
forte sì ma tutt’altro che irresistibile. E il fatto che ieri sia andata
peggio, con una sconfitta, la terza della stagione su un terreno che era, un
tempo, un fortino inespugnabile, per mano di un Trapani bello e concreto conta
fino ad un certo punto: ma davvero il Catania, che rivendicava il diritto di
sognare,
era convinto di poter fare un
solo boccone della formazione di Calori e di poter ancora tentare di insidiare
il primato del Lecce?

Di sicuro, il Catania non ha giocato la partita che avrebbe
voluto e potuto giocare, lasciandosi subito irretire da un Trapani ben messo in
campo, bravo a prendere possesso del campo, forte di una supremazia che sulla
fascia di mezzo è subito apparsa netta e marcata. Anche, serve dire, per la
giornata non proprio brillante dei dirimpettai in maglia rossazzurra, che i
vari Scarsella, Corapi e Palumbo avessero una marcia non c’è stato chi non l’abbia
apprezzato, anche tra i tantissimi sostenitori rossazzurri. Con Lodi a sprazzi
e Mazzarani impalbabile, e con un Biagianti niente più che generoso, i bravi
palleggiatori di Calori (a me, personalmente, è piaciuto tantissimo Corapi) con
il concorso di due esterni del livello di Marras e Bastoni hanno avuto gioco
facile: molto Trapani, poco Catania nella prima frazione di gioco.
Meglio, non fosse altro in termini di determinazione, il
Catania del secondo tempo, ancorché subito penalizzato da una leggerezza
difensiva che propiziava il vantaggio ospite di Palumbo e che, in pratica,
cambiava il verso della partita, con il Trapani ad agire di rimessa e la
formazione di Lucarelli a tentare di fare breccia nella muraglia difensiva
avversaria.
Di buone opportunità,
occorre dire, ne hanno avuto i rossazzurri, con Manneh, con Russotto (ma perché
non rischiarlo dall’inizio vista la sua abilità a creare superiorità numerica),
con Curiale e Barisic ma hanno dovuto fare i conti con la bravura di Furlan e
con la sfortuna (il palo di Russotto a gara ancora aperta). Poi, il finale, con
il raddoppio di Marras e l’inutile rigore di Lodi.
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