martedì 24 aprile 2018

Il Trapani espugna il Massimino: Catania, sognare non basta!

Giovanni Lo Faro
Il diritto di sognare, che il Catania rivendica e che reclama con forza su Catania Stadio (il periodico curato dall’addetto stampa Angelo Scaltriti e che da più di tre lustri accompagna gli appuntamenti calcistici al Massimino), si infrange miseramente su un grande Trapani con quanta delusione ed amarezza per le migliaia di sostenitori che l’avevano accompagnato in quest’ultimo tentativo di rincorsa al primo posto del Lecce.
Una cosa sia chiara, il campionato l’undici di Lucarelli (che in gioco, nella lotteria dei play off) non l’ha perso certo ieri, la prospettiva di acciuffare la B già al termine della stagione regolare i rossazzurri se l’erano fatta sfuggire nel momento in cui, ad un passo dal vertice, si erano fatti imbrigliare sul terreno di casa da una Juve Stabia forte sì ma tutt’altro che irresistibile. E il fatto che ieri sia andata peggio, con una sconfitta, la terza della stagione su un terreno che era, un tempo, un fortino inespugnabile, per mano di un Trapani bello e concreto conta fino ad un certo punto: ma davvero il Catania, che rivendicava il diritto di sognare,  era convinto di poter fare un solo boccone della formazione di Calori e di poter ancora tentare di insidiare il primato del Lecce?
Di sicuro, il Catania non ha giocato la partita che avrebbe voluto e potuto giocare, lasciandosi subito irretire da un Trapani ben messo in campo, bravo a prendere possesso del campo, forte di una supremazia che sulla fascia di mezzo è subito apparsa netta e marcata. Anche, serve dire, per la giornata non proprio brillante dei dirimpettai in maglia rossazzurra, che i vari Scarsella, Corapi e Palumbo avessero una marcia non c’è stato chi non l’abbia apprezzato, anche tra i tantissimi sostenitori rossazzurri. Con Lodi a sprazzi e Mazzarani impalbabile, e con un Biagianti niente più che generoso, i bravi palleggiatori di Calori (a me, personalmente, è piaciuto tantissimo Corapi) con il concorso di due esterni del livello di Marras e Bastoni hanno avuto gioco facile: molto Trapani, poco Catania nella prima frazione di gioco.
Meglio, non fosse altro in termini di determinazione, il Catania del secondo tempo, ancorché subito penalizzato da una leggerezza difensiva che propiziava il vantaggio ospite di Palumbo e che, in pratica, cambiava il verso della partita, con il Trapani ad agire di rimessa e la formazione di Lucarelli a tentare di fare breccia nella muraglia difensiva avversaria.
 Di buone opportunità, occorre dire, ne hanno avuto i rossazzurri, con Manneh, con Russotto (ma perché non rischiarlo dall’inizio vista la sua abilità a creare superiorità numerica), con Curiale e Barisic ma hanno dovuto fare i conti con la bravura di Furlan e con la sfortuna (il palo di Russotto a gara ancora aperta). Poi, il finale, con il raddoppio di Marras e l’inutile rigore di Lodi.

domenica 15 aprile 2018

ACIREALE, LA VITTORIA SFUMA AL 94'



Giovanni Lo Faro
Sul filo di lana, e sull’ultimo assalto di un Paceco mai domo, l’Acireale ci rimette due punti e la prospettiva di chiudere al sesto posto una stagione niente male, nonostante tutto. E il rammarico che affiora al 94’, dopo che Lo Bue è riuscito a mettere alle spalle di Kuzmanovic la palla dell’uno a uno, è lo stesso che a tutta la stagione fa da denominatore: dove sarebbe potuto arrivare, quest’Acireale, se gli fosse riuscito di evitare certe leggerezze (e quella che ha determinato il pari del Paceco non può essere chiamata diversamente) e se non gli fosse toccato di confrontarsi, strada facendo, con le tante traversie che hanno contrassegnato la gestione societaria?
Non c’è chi non sia convinto che senza queste (soprattutto) e senza quelle (quante ingenuità con Nocerina, Troina e Ercolanese, nei rendez - vous al Tupparello?) oggi la formazione di Pietro Infantino si troverebbe in quota-promozione, e comunque ben oltre un settimo posto che pure vale, e non poco.
Emblematica, la gara di questo pomeriggio, giocata niente male, ancorché senza l’abituale carica agonistica, eppure chiusasi con un pari che, per come è maturato, ha lasciato in quel migliaio scarso di spettatori ritrovatisi sugli spalti (e tra questi, il vescovo di Acireale, mons. Raspanti), un pizzico di delusione se non proprio di amarezza.
Non male, i granata, nella prima frazione di gioco, chiusa in vantaggio grazie alla zampata di Aloia bravo a tradurre in gol una bella iniziativa d’offesa di Tumminelli, e senza che gli uomini di Di Gaetano, obbligati a vincere per sperare di agganciare in extremis i play out, si facessero vivi dalle parti dell’esordiente Kuzmanovic, bravo la sua parte a neutralizzare un calcio di punizione dal limite di Terranova.
E non male neanche in avvio di ripresa l’undici di Infantino che, dopo aver mancato un paio di buone opportunità per mettere al sicuro il risultato (un fallo sa rigore su Aloia non rilevato dall’arbitro, due conclusioni dalla distanza di Palermo e Alvarez neutralizzate con bravura da Noto, giovanissimo estremo difensore ospite), ha commesso forse l’errore di ritenere chiusa anzitempo la partita.
Kuzmanovic faceva del suo meglio e ci metteva una pezza, su un’incursione di Bognanni  (rasoterra insidiosissimo), prima, e su una zampata di Di Piedi (splendido l’intervento in acrobazia dell’esordiente estremo difensore acese), poi, ma nulla poteva sulla sventola di Lo Bue, lesto a scaraventare in rete un pallone che, tra una leggerezza e l’altra, tra un batti  ribatti  e l’altro, era rimasto incredibilmente vivo all’altezza dell’area di porta: 1-1, nulla di grave, certo, ma chi può dire che la delusione non ci sia stata?