Giovanni Lo Faro
La prima delle tredici battaglie per la B poco è mancato che
abbia visto il Catania cadere sotto i colpi di un Cosenza che ha confermato, al
Massimino, non soltanto la buona impressione suscitata nel vittorioso match di
Coppa ma anche la crescita significativa, in termini di cifra e di qualità
della prestazione, che gli è venuta, insieme, dall’arrivo in panchina di Piero
Braglia e da apprezzabili interventi di mercato.
In chiara sofferenza a centrocampo, dove sono mancati i
lampi di Lodi, che avevano accesso i novanta minuti con la Virtus Francavilla e
dove né da Fornito né da Rizzo né da
Porcino sono venuti i contributi sperati, il Catania andava subito sotto,
facendosi sorprendere a maglie larghe sulla percussione di Mungo che non dava
scampo a Pisseri. Che subito dopo (e subito dopo che Aya si vedeva negare il
pari da un prodigioso intervento di Saracco) non vedeva neanche partire la
sventola di Bruccini su calcio piazzato: 0-2, in un Massimino incredulo.
Ci metteva cuore, il Catania, questo sì, il gol che riapriva
la partita arrivava quasi subito, su una botta rabbiosa di Barisic (il
migliore, di sicuro, degli attaccanti schierati ieri in campo, e tra questi
pure un indecifrabile Curiale) ma il pari, dopo che Lucarelli aveva rivoltato
la squadra come un calzino, chiamando in soccorso, oltre a Ripa e Marchese,
pure Di Grazia, Manneh e Brodic, arriva soltanto a fine secondo tempo, proprio grazie ad
guizzo sotto porta del giovane attaccante del Gambia
Due a due, il Catania salva un punto, meglio che niente,
credetemi, date le premesse e considerati i brividi passati sulla schiena di
Pisseri e dei diecimila del Massimino, sull’ultima incredibile sortita offensiva di un Cosenza
mai domo.
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