domenica 25 febbraio 2018

ACIREALE, APPLAUSI MA NIENTE PUNTI

Giovanni Lo Faro
Di raro capita che una squadra sconfitta in casa, e con un punteggio piuttosto rotondo (2-0, nel nostro caso), esca tra gli applausi del suo pubblico. Bene, ad Acireale oggi è successo proprio questo, con la formazione di Piero Infantino battuta dall’Ercolanese (un gol per tempo di El Ouazni) e costretta a mettere da parte il sogno play off: a nove punti dai campani, e con la coda della classifica che si agita sempre di più (in fase di risalita Palmese e Palazzolo), non sarebbe male se, da qui alla conclusione di quest’incredibile stagione, si pensasse a mettere insieme i punti necessari per blindare una categoria che non è certo il massimo ma che vale molto di più dei tornei regionali nei quali l’Acireale ha languito negli ultimi anni.
Sconfitta amara e applausi. Non v’è dubbio che l’undici di casa avrebbe meritato di più, così come non v’è dubbio che l’andamento dell’incontro sia stato fortemente condizionato dall’episodio che ha visto per protagonista Cocimano espulso dall’arbitra (si dice così, oggi?) Pirriatore per aver spintonato platealmente un avversario. La decisione, esagerata oltre che frettolosa, della ragazza in giallo (difficile etichettare come violento il gesto del capitano granata), ha condizionato l’andamento dell’incontro, costringendo l’Acireale in inferiorità numerica per più di ottanta minuti, per di più su un campo pesantissimo e contro un avversario che, dopo il gol del vantaggio realizzato da El Quazni (ecco un appunto, semmai, per la difesa di casa, un tantino malaccorta nell’occasione), ha avuto la possibilità trarre profitto dagli ampi spazi che l’offensiva granata lasciava giocoforza sguarniti.
Sotto gli occhi del migliaio e passa di spettatori ritrovatisi al Tupparello per sostenere un gruppo impegnato a lottare su più fronti per garantirsi la sopravvivenza, è passato comunque un Acireale determinato, che è riuscito a declinare per lunghi tratti un calcio di buona qualità e con esiti offensivi non disprezzabili: un gol incomprensibilmente annullato ad Aloia subito dopo l’espulsione di Cocimano, un paio di conclusioni nello specchio di Dadone e Schiavino  neutralizzate da Mascolo con interventi spettacolari, una chiara occasione da gol fallita dallo stesso Aloia nel finale del primo tempo (con l’Ercolanese già in vantaggio) a due passi dalla porta campana.
A proposito dell’Ercolanese. L’undici di Squillante ha giocato la sua partita, senza toccare livelli di eccellenza, ma gli è bastato sfruttare un paio di ripartenze per prendere le distanze dall’avversario e portare a casa i tre punti. Nell’un caso e nell’altro, il protagonista è stato il centravanti El Quazni che, alla mezz’ora del primo tempo, lasciato solo soletto in area di rigore, non ha avuto difficoltà a trafiggere Barbieri e, nel finale di partita, ha trovato modo di mettere al sicuro il risultato, battendo per la seconda volta (ma da chiara posizione di offside) l’estremo difensore granata.

giovedì 15 febbraio 2018

L'ACIREALE BATTE IL MESSINA, SI RILANCIA NELLA LOTTA PER I PLAY OFF E ...CHIEDE UN FUTURO

Giovanni Lo Faro
L’Acireale bissa sul Messina (en plein nei due incontri della stagione), accorcia sull’Ercolanese sconfitta a Gela e prova a rientrare nell’area play off dalla quale soltanto contingenze sfortunate (la sconfitta casalinga con il Troina e il successo mancato d’un soffio a Vibo, in ultimo) e gli inevitabili riflessi negativi di una insopportabile instabilità societaria l’hanno costretto a venir fuori.
 Il successo sul Messina (gran gol di Cocimano, a metà secondo tempo), però, non soltanto rilancia in classifica la formazione di Infantino ma ne esalta indiscutibilmente i meriti, la capacità di fare gruppo, di restare compatta nonostante tutto e di declinare sul campo le sue indiscutibili qualità tecniche: azzardo se dico che ieri davanti al pubblico del Tupparello è passato il miglior Acireale della stagione?
Prova eccellente, quella dei granata, tenuto conto delle tante variabili di contesto (la crisi societaria e la temuta disaffezione della tifoseria ma anche la difficoltà a proporsi al meglio e ad esprimere valori di gioco elevati su un terreno al limite della praticabilità) che rischiavano di condizionarne il rendimento e alla buona qualità di un avversario che si lasciava alle spalle una lunga striscia di risultati positivi e che della sua voglia di vittoria, alla vigilia, non aveva fatto mistero.
  Cos’è piaciuto dell’Acireale? Le intuizioni di Infantino, bravissimo a ridisegnare il centrocampo con un gigantesco Lo Nigro tra capitan Cocimano e il giovanissimo Giarrusso e puntualissimo nella gestione della panchina, e l’eccellente condizione fisica (rivisto Barraco ad alti livelli) che ha fatto supporto, per tutti i novanta minuti, ad una manovra mai così apprezzabile, in quantità e qualità.
  Primi su tutti i palloni, i granata hanno praticamente impedito al Messina di ragionare, in una sola occasione, se ci fate caso, gli uomini di Giacomino Modica, (l’uomo del rigore di Salerno che consentì all’Acireale di salvare la prima Serie B), si sono resi pericolosi (bravissimo Barbieri sulla conclusione di Yeboah, l’unica peraltro nello specchio), subendo per il resto la chiara superiorità di passo e di manovra di un avversario forte e motivato assai.
  Detto in premessa che eviterò la rassegna delle numerose occasione da gol mancate dalla formazione di casa, traversa di Manes compresa, e dei due gol annullati ad un bravissimo Pannitteri, mi preme, nella prospettiva di un prosieguo di stagione finalmente sereno (è lecito sperarlo?), sollecitare il recupero di una stabilità societaria (ieri Gugliotta, componente del  “direttorio” con Micali, Musumeci e Grasso, ha chiesto un paio di settimane di tempo perché la nuova compagine dirigenziale esprima un nuovo presidente) che restituisca serenità alla squadra e a tutto l’ambiente. E non soltanto in vista del finale di stagione…

lunedì 12 febbraio 2018

IL CATANIA INCESPICA SUL COSENZA, IL LECCE (+6) SE NE VA




Giovanni Lo Faro
La prima delle tredici battaglie per la B poco è mancato che abbia visto il Catania cadere sotto i colpi di un Cosenza che ha confermato, al Massimino, non soltanto la buona impressione suscitata nel vittorioso match di Coppa ma anche la crescita significativa, in termini di cifra e di qualità della prestazione, che gli è venuta, insieme, dall’arrivo in panchina di Piero Braglia e da apprezzabili interventi di mercato.
 Si temeva, già alla vigilia, che l’undici silano non sarebbe stato avversario facile per il Catania epperò si sperava che la formazione di Lucarelli, oltre a fare leva sulle sue motivazioni (non basta procedere a piccoli passi per coltivare la speranza di bruciare il Lecce capolista sul filo di lana), riuscisse ad assumere piena consapevolezza e della forza dell’avversario e dall’esigenza – possibile non lo si sia capito? – di contrastarlo sulla fascia di mezzo, ovvero nel settore di campo nel quale dispiegava i suoi uomini migliori, Palmiero in primis,  ma anche Bruccini e Trovato che l’affiancavano e i due esterni Corsi e D’Orazio che qualificavano al meglio il 3-5-2 di Braglia.
In chiara sofferenza a centrocampo, dove sono mancati i lampi di Lodi, che avevano accesso i novanta minuti con la Virtus Francavilla e dove né da Fornito né  da Rizzo né da Porcino sono venuti i contributi sperati, il Catania andava subito sotto, facendosi sorprendere a maglie larghe sulla percussione di Mungo che non dava scampo a Pisseri. Che subito dopo (e subito dopo che Aya si vedeva negare il pari da un prodigioso intervento di Saracco) non vedeva neanche partire la sventola di Bruccini su calcio piazzato: 0-2, in un Massimino incredulo.
Ci metteva cuore, il Catania, questo sì, il gol che riapriva la partita arrivava quasi subito, su una botta rabbiosa di Barisic (il migliore, di sicuro, degli attaccanti schierati ieri in campo, e tra questi pure un indecifrabile Curiale) ma il pari, dopo che Lucarelli aveva rivoltato la squadra come un calzino, chiamando in soccorso, oltre a Ripa e Marchese, pure Di Grazia, Manneh e Brodic,  arriva soltanto a fine secondo tempo, proprio grazie ad guizzo sotto porta del giovane attaccante del Gambia
Due a due, il Catania salva un punto, meglio che niente, credetemi, date le premesse e considerati i brividi passati sulla schiena di Pisseri e dei diecimila del Massimino, sull’ultima incredibile sortita offensiva di un Cosenza mai domo.