Giovanni Lo Faro
Uno a uno nel deserto. Catania e Casertana evitano di farsi
male, in una partita che sarà ricordata per essere stata la prima, nella
storia, ad essersi giocata a porte chiuse al Massimino. Atmosfera surreale, due
squadre niente più che volenteroso, di buon calcio soltanto qualche scampolo.
Per il Catania, ormai aduso ad un cammino lastricato di ostacoli e, adesso,
decisamente in salita, un punto che muove la classifica, ben altro che l’ìmpennata
che ci si auspicava, magari soltanto nell'ambito di una prestazione bella e
convincente, per usare le parole pronunciata da Lucarelli alla vigilia.
La Casertana, dalla sua
parte, faceva anche meno. Buona la dotazione tecnica della formazione di
Ginestra, specie a centrocampo (Laribi e D’Angelo, il capitano) e in avanti, ma
giocate solo d’attesa. Fino al gol di Caldore, arrivato a sorpresa, a nove minuti
dal riposo: la solita palla inattiva da sinistra, il solito movimento sbagliato
(Biagianti, stavolta), l’inutile sforbiciata di Curiale difensore improvvisato
e assist-man involontario per l’accorrente Caldore: 0-1 a fine primo tempo e partita
tutta in salita per il Catania.
Zero a zero, prova apprezzabile sul piano della volontà, dell’impegno
e della determinazione ma, dall’analisi dei novanta minuti esce rafforzata la
convinzione che di ben altro abbia bisogno il Catania per risalire la china:
gennaio si avvicina, ma da qui al mercato occorrerà fare di tutto per tenere
quanto meno le posizioni, presupposto perché ad un’eventuale rivoluzione
tecnica non venga a mancare la base di lancio…