domenica 24 novembre 2019

CATANIA, SOLTANTO UN PUNTO NEL DESERTO DEL MASSIMINO


Giovanni Lo Faro
Uno a uno nel deserto. Catania e Casertana evitano di farsi male, in una partita che sarà ricordata per essere stata la prima, nella storia, ad essersi giocata a porte chiuse al Massimino. Atmosfera surreale, due squadre niente più che volenteroso, di buon calcio soltanto qualche scampolo. Per il Catania, ormai aduso ad un cammino lastricato di ostacoli e, adesso, decisamente in salita, un punto che muove la classifica, ben altro che l’ìmpennata che ci si auspicava, magari soltanto nell'ambito di una prestazione bella e convincente, per usare le parole pronunciata da Lucarelli alla vigilia.
Perché bello e convincente il Catania non lo è stato se non nella fase iniziale dell’incontro, quand’è parso attaccare con convinzione gli spazi, fraseggiando svelto e trovando persino la profondità, sulle iniziative di Rizzo e Dall’Oglio (non male, in avvio, l’uno e l’altro) e di  Biondi e Catania, quest’ultimo di certo il più vivace, il più convinto. Niente applausi, perché sulle tribune ad applaudire non c’era nessuno, ma i consensi degli addetti ai lavori (pubblico di soli giornalisti o quasi, oggi al Massimino, non mancavano, poco importa se né Curiale né Catania riuscivano ad inquadrare lo specchio di Crispino, se le conclusioni a rete erano piuttosto sporadiche, e mai pericolose. 
La Casertana, dalla sua parte, faceva anche meno. Buona la dotazione tecnica della formazione di Ginestra, specie a centrocampo (Laribi e D’Angelo, il capitano) e in avanti, ma giocate solo d’attesa. Fino al gol di Caldore, arrivato a sorpresa, a nove minuti dal riposo: la solita palla inattiva da sinistra, il solito movimento sbagliato (Biagianti, stavolta), l’inutile sforbiciata di Curiale difensore improvvisato e assist-man involontario per l’accorrente Caldore: 0-1 a fine primo tempo e partita tutta in salita per il Catania. 
Che aveva però il merito di non smarrirsi e di trovare, in avvio di ripresa, il pari, finalizzando con Curiale un’azione di gioco pressoché sovrapponibile a quella che aveva portato in vantaggio la Casertana: punizione dalla sinistra, Crispino ribatteva il primo tentativo di Mazzarani ma  doveva arrendersi alla zampata di Curiale. Poi, girandola di sostituzioni. Lucarelli passava a quattro dietro, con Calapai e Di Molfetta su Biagianti e Biondi e restituiva respiro alla manovra della squadra che andava vicinissima al raddoppio su una bella iniziativa di Lele Catania il cui sinistro di prima intenzione sorvolava di poco l’incrocio dei pali della porta ospite. Dieci minuti dopo, spazio a Lodi e Barisic, senza che la squadra riuscisse a ricavarne la spinta per il battito d’ali decisivo. 
Zero a zero, prova apprezzabile sul piano della volontà, dell’impegno e della determinazione ma, dall’analisi dei novanta minuti esce rafforzata la convinzione che di ben altro abbia bisogno il Catania per risalire la china: gennaio si avvicina, ma da qui al mercato occorrerà fare di tutto per tenere quanto meno le posizioni, presupposto perché ad un’eventuale rivoluzione tecnica non venga a mancare la base di lancio…

sabato 23 novembre 2019

LUCARELLI ALLA VIGILIA DI CATANIA-CASERTANA: " VORREI CHE I MIEI GIOCATORI SI REGALASSERO UNA GIORNATA BELLA, CON UNA VITTORIA CHE NON LASCI PUNTI INTERROGATIVI"

Giovanni Lo Faro

Casertana in arrivo, organico dimezzato (tra squalifiche e infortuni, in sei saranno fuori gioco domani) e Massimino deserto. Lucarelli, alla vigilia della sfida con i rossoblù campani, non può fare a meno di puntualizzare. Muovendo, scanso di equivoci, da una premessa plausibile. 
“Non ho mai oscurato la verità né ho mai nascosto i problemi. Io lavoro nello spogliatoio e lavoro molto sulla testa dei giocatori, delle situazioni che non dipendono da noi ci limitiamo a prendere atto. Le variabili in un incontro di calcio sono tante, noi dobbiamo svolgere il nostro compito nel miglior modo possibile a prescindere dalle variabili. Nessun alibi, perciò, porte chiuse o no, tanto per dirne una, sono sempre dell’idea che bisogna fare di necessità virtù e vorrei tanto che anche i miei giocatori la pensassero così.
Nel dettaglio tecnico, un’ipotesi (Rizzo-Dall’Oglio sulla fascia di mezzo sin dall’inizio) che trova conferma e una certezza (rientri a breve, non ne sono previsti).
“Giocare a specchio con la Casertana? Abbiamo giocatori abbastanza duttili, vediamo come si disporranno loro, possiamo cambiare in corsa senza la necessità di ricorrere a sostituzioni. Il recupero di Curiale? Davis ha fatto una bella prodezza nel derby con la Leonzio, ha scelto la maniera più bella per dare un segnale e mi auguro che la prodezza di mercoledì gli restituisca fiducia”.
“La Casertana – aggiunge - è squadra forte, allenata bene, ci precede di un punto, ha intelaiatura importante e giovani carichi di entusiasmo. Ha messo in difficoltà tutti. Vorrei che i ragazzi si regalassero una giornata bella, con una prestazione bella e con i tre punti, al di là dei limiti e delle problematiche, non siamo squadra da undicesimo dodicesimo posto. Vorrei si regalassero una giornata importante, che non lasci nella scia punti interrogativi: il Catania è in grado di battere la Casertana e non solo la Casertana”. 
Gli chiedono del match di Coppa con il Potenza, a metà della settimana prossima e del tentativo, vano, di ottenere un rinvio. “Ci tengo a chiarire che non ho mai detto che, per noi, la Coppa Italia ha priorità su campionato. Forse non sono stato chiaro. Forse fatico a farmi capire. Ho detto che avremmo voluto gestire la Coppa Italia come il campionato. Il mancato rinvio della partita di Potenza? Non mi aspettavo disponibilità alcuna, conosco bene il mondo del calcio. A Potenza andremo a giocare la nostra partita”. 
Sul tema-mercato, l’ultimo intervento del tecnico livornese.
“Il ritorno di Manneh? Troppo presto per parlarne, manca ancora tanto al mercato, oggi ci serve soprattutto capire in quanti tra i giocatori in organico abbiano i requisiti caratteriali, morali e tecnici per partecipare al nostro progetto…”.



domenica 3 novembre 2019

Savanarola-Rizzo, l'Acireale prima brilla poi soffre ma torna a vincere

Giovanni Lo Faro
Uno-due di Savanarola e Rizzo e l'Acireale s’illude di avere chiuso subito la pratica-Cittanovese, formazione calabra piuttosto ostica, scesa al Tupparello carica di determinazione, obbligata com'era a fare risultato da una posizione di classifica non propriamente rassicurante. E' un Acireale in grande smalto quello che impatta sulla partita e su un avversario che nei primi quarantacinque minuti poco o nulla si fa vedere dalle parti di Pitarresi (botta di Cianci dalla distanza, a risultato già sbloccato).
Savanarola, al rientro da un fastidioso infortunio, non brilla come ai tempi migliori, ma il guizzo vincente lo trova al secondo giro di lancette e al secondo angolo di fila battuto da Rizzo: pronta la testolina di chi amano chiamare GS7 e palla nel sacco. Sul vantaggio-lampo, l'Acireale trova l'ordito di una tela pregiata, gioca un gran calcio mezz'ora e passa. Eleganza, rapidità ed efficacia di palleggio si coniugano con le prodezze dei singoli, l'argentino Rizzo e il giovane Arena una spanna sopra gli altri.
Acireale da fare spellare le mani, la tifoseria granata si infiamma e pregusta una vittoria, nei meriti e nel punteggio, come da tempo non capitava (Coppa a parte, l'ultimo successo dell'Acireale in campionato risaliva alla gara con il San Tommaso, vinta peraltro all'ultimo assalto, seguita dall’i di Roccella), nemmeno immaginando la piega che avrebbe preso la gara nella seconda frazione di gioco.

 Le ragioni? La forza dell’avversario, che non si specchia in una classifica sicuramente bugiarda, e le numerose defezioni (Raucci. Tuninetti, Diop, De Felice…) che di fatto limitano le scelte di Giuseppe Pagana. E se ci metti la prestazione non proprio impeccabile di Barcio, elemento fondamentale nello scacchiere si Pagana dacché Tuninetti è out, e qualche decisione poco convincente del lucchese Tesi, capisci come l’undici di casa entri via via  in sofferenza, e finisca, in dirittura d’arrivo,  quasi nell’angolo, sulle pressanti iniziative giallorosse. E quando Mazzone, ex di turno con Aloia, dopo un miracolo di Pitarresi, centra il bersaglio e riapre la partita, affiora, in campo e sugli spalti, la paura. Che svanisce al 97’, dopo sette interminabili minuti di recupero.
 E la scena finale è degna del calcio di altri tempi, con i giocatori ospiti stremati sul terreno (bellissimo, finalmente) del Tupparello e quelli in maglia granata a far mucchio, prima di concedersi agli applausi dei quasi duemila che li hanno accompagnati e sostenuti dalle tribune: l’Acireale riparte e già inquadra nel mirino l’avversario prossimo venturo, quel Biancavilla, matricola impertinente del torneo, primo ostacolo da superare in direzione, intanto, del secondo posto sul quale ha appena messo le mani il Troina…